I “nuovi mostri” di Facebook

Dopo quelli xenofobi e razzisti contro il ministro Kyenge, la tragedia di Sara e Michela scatena una serie di commenti feroci e offensivi contro le due donne. Ma chi sono i nuovi mostri di Facebook?

Sembrava razzismo, xenofobia, e comunque non solo un modo di essere, un modo di comunicare, ma qualcosa di “ideologico”. Magari rozzamente. Ma comunque legato a una certa idea del mondo. Perché i primi visibili segnali di ferocia erano comparsi su Facebook nei commenti alla notizia della decisione del governo di inviare in Sardegna il ministro Cecile Kyenge per accogliere Papa Francesco in occasione della visita del prossimo 22 settembre.

“Torna in Congo”, “Accogliamola con un lancio di banane”, “Ributtiamola in mare”. Aveva colpito la quantità di commenti
di questo genere e il fatto che ciascuno di essi raccogliesse un certo numero di “mi piace”. O suscitasse altri commenti
magari un po’ critici per la forma, ma vicini nella sostanza. Sì, è noto che il linguaggio nei social network è spesso
brutale e che c’è chi, nascondendosi dietro l’anonimato, si permette di dire cose che mai ripeterebbe se dovesse metterci
la faccia. Ma quella volta c’era qualcosa di più. Molti di quei commenti, infatti, non erano anonimi. E i loro autori a
volte reagivano alle critiche facendo riferimento alla libertà di manifestazione del pensiero.

Un piccolo e inquietante fenomeno. Registrato dal solitamente prudente Unione sarda con un editoriale allarmato. E anche
dal governo. Perché quel clima è la ragione più probabile della decisione di sostituire il ministro Kyenge col ministro Cancellieri.

Ora ci risiamo. L’occasione è stata offerta ai “feroci” dalla vicenda di Sara Onnis e Michela Delle Cave. Il razzismo la
xenofobia, insomma, questa volta non c’entrano nulla. Nè si è davanti a una vicenda idonea a suscitare polemiche di
carattere politico. Niente. Si è davanti a una orribile tragedia. Eppure le offese sono arrivate. E anche questa volta in
quantità sorprendente. Tanto che sulla nostra pagina Facebook siamo dovuti intervenire per cancellarne. E abbiamo anche
inserito un post per invitare i “feroci” a fermarsi.

Il primo commento contro Sara e Michela è arrivato ieri, da una donna (omettiamo i nomi perché potrebbero essere
inventati, anche se non ne hanno l’aria): “Adesso fare cagate è diventata un’arte“. Poco dopo il commento di
condivisione da parte di un uomo: “Complimenti“. E poi un altro ancora: “Artiste? Mah“.

La notizia del suicidio tentato di Michela Delle Cave e di quello consumato di Sara Onnis era appena stata pubblicata
in tutti i siti locali e nazionali. Una storia terribile e dolorosa. Ma questo non ha impedito ai feroci di lanciare i
loro veleni su un cadavere ancora caldo. E stamani, alla notizia sulle confortanti condizioni di salute di Michela, un nuovo commento avvelenato (cancellato da noi dopo pochi minuti dopo la pubblicazione). Un commento che suonava così: “Dopo questo figurone (Evidentemente il mancato suicidio), la smetterà di farsi vedere in giro”.

Naturalmente la redazione giornalistica non è sola nel suo ruolo di moderazione. A censurare i “feroci” arrivano prontamente numerosi lettori: “Sono rimasta basita – è una delle considerazioni – L’insensibilità umana è qualcosa che lascia l’amarezza in bocca. Posso solo immaginare quello che passerà Michela da questo momento in poi, le auguro di non incontrare mai, sulla sua strada, “esseri” come la signora che ha messo quel post”.

La signora in questione, però, non si arrende. E interviene di nuovo correggendo in parte. E qua c’è un’analogia con l’evoluzione dei post razzisti contro la Kyenge dove l’iniziale rifiuto della “ministra del Congo” fu sostituito da ragionamenti arzigogolati sul diritto dei sardi a rappresentarsi da soli. L’irrisione delle vittime della tragedia viene trasformata in un ammonimento a non celebrare certi gesti (cosa che nessuno aveva fatto) perché qualcuno potrebbe essere indotto a emularli.

Ma non è finita. Succede infatti che a un commento dal tono solidale e impietosito (“Quante parole, quanta incomprensione! Prego che Sara ora abbia raggiunto la pace e con essa riposi. E prego per Michela”), ne segue uno (di un’altra donna) che fa rabbrivididere: “Beh, una c’è riuscita. Ora è a posto, no?”. Cosa c’è dietro tanta ferocia?

Nicolò Businco

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share