I genitori dei bimbi sardi col tumore: “Il Microcitemico allo sfascio non li cura più”

“Stanno refertando le Tac e gli esami radiologici dopo un mese dall’esecuzione”. Comincia così la lettera, la terza in pochi mesi, che alla politica stanno mandando i genitori dei bambini ricoverati al Microcitemico di Cagliari. Piccoli pazienti oncologici a cui l’ospedale pediatrico non riesce più a garantire le cure.

La lettera-denuncia l’ha pubblicata Francesca Ziccheddu, presidente di Asgop, l’Associazione sarda che raccoglie le madri e i padri che hanno figli malati di tumore e altre patologie come l’anemia mediterranea. “Avete idea di che cosa significhi un mese di ritardo quando una neoformazione cresce nella testa del vostro piccolo e inizia ad attaccare l’osso e quale differenza possa fare un intervento tempestivo o una modifica del piano clinico?”.

C’è da stare male a leggere queste righe di dolore e disperazione. “Una mamma – continua il drammatico racconto – si è rivolta anche ai carabinieri i quali le hanno detto che non possono intervenire in assenza di denuncia. La denuncia l’abbiamo già fatta e continueremo a farla, ma nel frattempo è così che muore l’ospedale”. Un bollettino al ribasso di cui la politica è l’unica responsabile: “Anni di tagli, anni di concorsi bloccati e, se anche sono state fatte le selezioni, restano ferme le graduatorie; anni in cui il personale medico emigra a lavorare da qualche altra parte, dopo anni in condizioni disumane, perché non sempre è fattibile supplire con il sacrificio all’abbandono totale delle istituzioni. Così siamo arrivati al punto in cui il personale è ridotto all’osso e bisogna scegliere cosa fare, a che cosa dare la precedenza e che cosa sacrificare”.

“Una famiglia – proseguono dall’Associazione – ha fatto 230 chilometri all’andata e 230 al ritorno per riuscire a fare la sola medicazione del cvc (catetere venoso centrale). Niente prelievi né visita perché lo scarno personale ha dovuto occuparsi di un nuovo esordio. Non abbiamo solo il problema degli anestesisti in Oncoematologia pediatrica. Attualmente tre medici sono assenti per malattia ed è impossibile garantire il normale svolgimento dei servizi nonostante il sacrificio dei quattro medici rimasti che continuano a fare turni estenuanti, senza pause, senza riposo, ma non riescono più a fare fronte a tutto”.

L’orrore di un ospedale che non riesce più a curare è senza fine: “Tirando la copertina è stato chiuso il Dh (ricovero diurno) ai piccoli pazienti non attualmente in terapia. Da giugno abbiamo contato +15 casi, due soltanto nelle ultime settimane. Nelle malattie rare o poco frequenti è difficile prevedere gli incrementi, ma noi siamo arrivati al 105 per cento. Al Centro trapianti c’è un solo medico. Ma noi non vogliamo eroi, noi vogliamo dei medici che possano lavorare in condizioni umane, in tranquillità, che possano dedicarsi alla vera battaglia, quella contro il tumore con tutte le loro energie”.

Si legge ancora nella lettera. “Il 16 Ottobre un nostro piccolo paziente è dovuto partire in elicottero a Roma, ma il 15 aveva atteso invano, per ore, nel caldo pomeriggio, con la febbre alta, il velivolo in pista, fermo a causa di un guasto. Perché non è che di questi elicotteri ce ne siano a bizzeffe, due ce ne sono”.

La storia dell’ospedale pediatrico Cao è tortuosa: “Sembravamo giunti ad un passo dalla soluzione, riaccorpare il Microcitemico al Brotzu. Una soluzione perfettibile ma reale e invece siamo ripiombati in una palude di inconsistenti promesse, di “andrà tutto bene”, che hanno abbindolato qualcuno con il miraggio fumoso fumoso di un ritorno al passato dei vecchi fasti del Microcitemico in capo ad una Asl ancora istituenda”.

Viene difficile capire quanto questo stillicidio potrà durare. “La situazione era insostenibile e adesso il meccanismo si è rotto. Sono trascorsi due anni di profonda crisi causata dalla riforma regionale della sanità, abbiamo denunciato i problemi e proposto delle soluzioni ma la politica non ha deciso, tace, non risponde alle nostre grida. A breve si scriveranno gli atti aziendali della scellerata riforma che nella realtà dei fatti ci porteranno all’interruzione del servizio di cura. Politici incapaci e ignoranti continuano a minimizzare parlando di meri problemi organizzativi; meri o non meri, questi problemi organizzativi sono irrisolvibili per loro che non hanno le capacità, la competenza e neanche la volontà di farlo, per loro che hanno messo un bavaglio ai medici e al personale dell’ospedale che non si possono esprimere pubblicamente. E mi risulta che non vengano però sentiti neanche in ambito aziendale per trovare soluzioni adeguate”.

La lettera si chiude così: “Oggi (ieri ndr) abbiamo scritto la terza pec per sollecitare una riunione del Consiglio regionale e non abbiamo mai avuto risposta”. Insieme alla onlus dei genitori si è schierata anche l’associazione Sdr (SocialismoDirittiRiforme). Per ora tutto tace. Ma i bambini malati di tumore o con altre gravi patologie non vengono curati.

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