Il direttore della centrale termoelettrica E.On, Marco Bertolino, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Sassari a conclusione di una articolata attività di verifiche tecnico-ambientali agli impianti di Fiumesanto da parte dei carabinieri del Noe da cui sono emerse gravi inosservanze alle normative vigenti in materie di tutela ambientale. Le accuse per Bertolino sono di danneggiamento, deturpamento di bellezze naturali e getto pericoloso di cose.
Secondo gli investigatori del Nucleo operativo ecologico, guidati dal capitano Umberto Rivetti, le verifiche ai gruppi 3 e 4 hanno evidenziato una vistosa carenza negli impianti di depurazione delle acque reflue che confluiscono nel mare del golfo dell’Asinara, “recando – si legge nel capo d’imputazione – un grave pregiudizio alla salubrità del mare“. Non solo: per il Noe, infatti, esiste “un’attività inefficiente di prevenzione da emissione di polveri di carbone, attuando la prevista irrorazione solo parzialmente, causando così lo sprigionamento incontrollato di quelle pericolose polveri nell’atmosfera. Ben al di sopra della soglia di sicurezza consentita i valori rilevati di boro, cloruri e solfati”. I controlli si sono estesi anche agli impianti dei gruppi 1 e 2 ad olio combustibile, attualmente praticamente fermi ma, con decreto prefettizio, oggetto di proroga per 700 ore per un loro utilizzo all’emergenza: diverse le criticità riscontrate nelle infrastrutture che potrebbero potenzialmente determinare rischi per la sicurezza una volta riattivati gli impianti.
Bertolino è già sotto processo per per lo sversamento nel golfo dell’Asinara di 48 tonnellate di olio combustibile avvenuto la notte fra il 10 e l’11 gennaio del 2011 nella centrale di Fiumesanto. Sul banco degli imputati con lui ci sono Francesco Capriotti, direttore dell’impianto dal 2002 al 2004 quando la centrale era di proprietà di Endesa Italia, e Salvatore Signoriello, attuale manager di E.On Produzioni Italia e direttore dell’impianto dal 2000 al 2002. Lo sversamento interessò l’intero golfo: il grosso dell’olio combustibile finì sul litorale fra Platamona e Marritza, ma la chiazza nera aveva lasciato più di una “traccia evidente” lungo le spiagge e le rocce della Gallura, fino alla Maddalena e Caprera.