Certo è un po’ ammaccata – cinque bollini rossi e due gialli non sono segnali da sottovalutare – però la Sardegna tiene botta sui dati dell’inquinamento risultati dalle analisi di Goletta Verde di Legambiente, specie se facciamo un confronto con altre regioni italiane come la Sicilia (21 siti su 26 oltre i limiti) o la Campania (20 su 31). Su ventinove punti monitorati in Sardegna, cinque sono risultati con cariche batteriche molto elevate, due con cariche batteriche elevate. E sono in particolare i fiumi a continuare a riversare in mare scarichi non depurati, che rischiano di compromettere la qualità del mare in quei precisi tratti di costa, con conseguenze non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti. Ma se in Sardegna i dati sono abbastanza confortanti, non mancano gli esempi negativi. Proprio oggi l’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico ha denunciato la presenza di liquami nel mare di Alghero. “Sembra che vi siano allacci abusivi o mal predisposti nella rete di deflusso delle acque bianche, così da convogliarvi anche liquami non depurati”, scrive Stefano Deliperi, presidente di Grig.
In generale per Goletta Verde, rientrata in porto ieri da un viaggio iniziato il 22 giugno, il bilancio è critico. Solo il 52% dei 261 punti campionati dai tecnici in aree a rischio, come foci e porti, nelle 15 regioni costiere italiane è risultato entro i limiti di legge; il restante 48% è invece “fortemente inquinato” (39%) e “inquinato” (9%) e la causa di questi risultati è da attribuire alla mala depurazione. Di mancanza di depuratori soffrono vaste aree del nostro Paese e per questo l’Unione europea ha emesso due condanne e avviato una terza procedura d’infrazione. Il monitoraggio di Goletta Verde prende in considerazione i punti a “maggior rischio” di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e dei cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Le foci dei fiumi, dei canali, dei corsi d’acqua, gli scarichi sospetti e altri punti critici rappresentano il 57% dei punti campionati dai tecnici di Goletta Verde e sono i luoghi dove si concentrano le maggiori criticità: su 149 foci monitorate, 106 (il 71%) sono risultate “fortemente inquinate” (il 61%) e “inquinate” (il 10%). Il 43% dei punti campionati sono, invece, spiagge. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli). “La grande opera pubblica di cui non si parla mai nel nostro Paese è il completamento della rete fognaria e di depurazione delle acque reflue – dichiara il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti -. La mala depurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto che siamo anche stati condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola”.
“Anche in Sardegna quest’anno abbiamo maggiormente concentrato il monitoraggio sulle foci di fiumi e dei fossi che arrivano a mare – ha dichiarato Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna – riteniamo infatti importante andare ad individuare le situazioni maggiormente critiche lungo la costa regionale e quelle che mettono a rischio la salute del mare e della costa circostante”. “I risultati del nostro monitoraggio – ha continuato – ci confermano che alla radice del controllo degli scarichi ci sono i corsi d’acqua che partono dalle aree interne e sfociano a mare. Infatti, anche nella nostra regione, il mare è ricettore di scarichi, per questo l’attenzione di Legambiente è sempre più alta verso queste fonti di inquinamento. Importante segnalare, infine, che spesso le foci dei fiumi attraversano anche la spiaggia, e chi va a fare il bagno non è sempre consapevole della non balneabilità delle foci, anche perché abbiamo riscontrato delle gravi carenze nella cartellonistica informativa”. In nessuno dei 29 punti monitorati, infatti, è stata riscontrata dai tecnici la presenza della cartellonistica informativa sulle condizioni del mare, i rischi da inquinamento, lo stato di qualità delle acque, obbligatoria per legge da anni e a carico dei Comuni costieri. I cittadini e i bagnanti purtroppo continuano a navigare in un mare di disinformazione anche in Sardegna.