La storia vive ancora oggi, nei ricordi di chi l’ha vissuta, nelle immagini del passato, nelle strade e sotto i portici di Fertilia, alle porte di Alghero. Lì si è fermata la storia degli esuli istriani, dalmati e fiumani, fuggiti dalle loro case e approdati – a partire dal 1947 – in una terra lontana, italiani in Italia, eppure stranieri. Durante il Consiglio comunale di Sassari riunito in seduta solenne per celebrare il Giorno del Ricordo, quindici studenti dell’Istituto comprensivo del Monte Rosello alto stamattina hanno raccontato tramite immagini, brani e musiche i racconti legati a quegli arrivi . Un lavoro portato avanti grazie a un progetto interdisciplinare per non dimenticare tutti i genocidi dei secoli passati, con uno sguardo al presente. Ad ascoltarli, oltre i compagni delle I, II, III A e B, cittadini che hanno partecipato all’evento, gli stessi consiglieri e consigliere e la giunta.
«Con l’istituzione del Giorno del ricordo si è rotto l’assordante silenzio che aveva sino ad allora impedito che si affrontasse, senza reticenze ideologiche o rimozioni diplomatiche, superando dunque le strumentalizzazioni, la tragedia degli infoibati e dell’esodo italiano dalle terre cedute alla Jugoslavia» ha detto in apertura dei lavori la presidente Esmeralda Ughi, che ha scelto di celebrare la ricorrenza per la prima volta . E, rivolgendosi agli allievi delle classi presenti ha concluso: «Oggi l’Europa è la casa comune sotto il cui tetto abitano popoli un tempo nemici, e i giovani e le giovani, da una parte e dall’altra, sognano un mondo nuovo, segnato dalla pace e dal progresso condiviso. Per questo nella scuola, nelle istituzioni, nella società tutta, la memoria è un dovere».
Il dibattito dell’Assemblea civica è stato ricco di interventi, da parte della maggioranza come della minoranza, per sottolineare che non importa né l’etnia né l’appartenenza politica quando si parla di genocidi e vittime: sono uomini e donne ammazzati e assassini, a volte fratelli tra fratelli. Si è discusso di storia lontana, che però si rivede nella quotidianità; dell’importanza di non dimenticare, perché solo tramite la consapevolezza dei crimini del passato si può sperare che non si commettano gli stessi errori.
«A voi che avete 12 anni può fare paura studiare fatti accaduti più di cento anni fa, che sembrano lontanissimi – ha detto in chiusura il sindaco Nicola Sanna, che ha rivolto il suo discorso proprio ai giovanissimi studenti che ascoltavano con interesse -. Ma è importante che questo avvenga, per conoscere il passato e quanto impegno ci voglia per impedire che tragedie che sembrano ormai distanti si ripropongano: la pace si costruisce ogni giorno, non deve mai considerarsi acquisita. Ancora oggi stiamo lavorando insieme per raggiungerla e mantenerla, tramite un’Europa unita».
È stata poi la volta degli studenti, che hanno letto brani scritti dagli esuli a Fertilia, ma anche da chi ha scelto, a rischio della vita, di restare nella propria terra. Hanno raccontato dell’arrivo e dell’integrazione in questo piccolo borgo vicino ad Alghero e hanno dato una speranza a tutti i presenti ricordando che ancora oggi, con il suo centro di accoglienza per richiedenti asilo, Fertilia tramanda questa tradizione di ospitalità, nel rispetto delle proprie culture e tradizioni.