Sabato 22 e domenica 23 marzo, tornano in Sardegna le giornate Fai di Primavera, evento dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano, promosso dal Fondo per l’ambiente Ets. Un’edizione speciale in occasione dei cinquant’anni dalla nascita del Fai, a cui la Regione Sardegna aderisce non solo con il patrocinio, ma anche con l’eccezionale apertura al pubblico di Villa Pozzo, già Villa Caria, a Sassari, edificio in stile liberty voluto nel 1927 da Francesco Caria, imprenditore del settore lattiero-caseario che, negli anni ’20, con i suoi fratelli, fu pioniere dell’esportazione del pecorino sardo nel mercato degli Stati Uniti.
La visita alla Villa, ora di proprietà della Regione, sarà arricchita dal contributo di studiosi ed esperti e dagli studenti del Conservatorio.
“La Regione mette volentieri a disposizione dei visitatori l’edificio, ad oggi inutilizzato, ricco di storia, esempio di attenta progettazione e di raffinato artigianato”, dichiara l’assessore degli Enti locali e Urbanistica, Francesco Spanedda, in occasione della conferenza convocata dal Fai a Palazzo Siotto, a Cagliari.
“In futuro – prosegue – contiamo di restaurarla, anche grazie a uno stanziamento dedicato agli edifici di rappresentanza della Regione Sardegna di circa 9 milioni di euro, che comprende sia Villa Pozzo che Villa Devoto, a Cagliari”. “Valorizzare le opere costruite in Sardegna in epoche più vicine a noi è importante anche perché ci permette di valorizzare il passato recente dell’isola che talvolta viene solo identificato con la preistoria. La storia di questa casa dimostra che l’imprenditoria sarda è riuscita collocarsi nel panorama internazionale anche in tempi recenti”, sottolinea l’assessore. “Villa Pozzo è una testimonianza di un periodo storico in cui il commercio con l’estero era fiorente ed era possibile aprire i propri orizzonti. Condividere la sua storia è un insegnamento da cui vale la pena trarre esempio. Un momento come quello odierno, che vede l’inizio di una guerra dei dazi e vari tentativi di chiudersi entro in confini nazionali, impone a tutti una seria riflessione sulle reali conseguenze delle decisioni che oggi si assumono”, conclude.