Fontanamare, con la mareggiata riemergono i reperti

Le mareggiate dei giorni scorsi che hanno flagellato le coste orientali sarde hanno interessato anche quelle occidentali. Così la spiaggia di Fontanamare, nella marina di Gonnesa, non nuova a ritrovamenti di antichi reperti, ha sorpreso un po’ tutti regalando scampoli misteriosi della storia di questo lembo di Sardegna. In realtà di misterioso non c’è alcunché. Semplicemente, i ruderi emersi dall’arenile di Fontanamare, sono rimasti sepolti e nascosti quasi completamente, agli occhi dei tanti bagnanti e frequentatori di questa spiaggia, per molti decenni. Complice anche la progressiva erosione degli arenili da parte del mare.

Da alcune ricerche effettuate si è scoperto trattarsi del magazzino di stoccaggio e imbarco del minerale della società Monteponi, attivo nella seconda metà dell’800. Il minerale, proveniente dalla miniera di Iglesias, veniva trasportato con i carri a buoi o cavalli, fino al magazzino sulla spiaggia. Quando le condizioni del mare lo permettevano veniva caricato sui battelli a vela detti “bilancelle” attraverso dei semplici pontili mobili, su cui passavano i manovali che, con le “corbelle” (grandi cesti) in spalla, scaricavano il minerale nelle stive.

Dalla spiaggia di Fontanamare il minerale veniva trasportato a Carloforte per poi essere caricato nei bastimenti, con destinazione le grandi fonderie del “continente”. Quando invece il mare non permetteva l’utilizzo di questo approdo, il minerale doveva essere trasportato nella più riparata spiaggia delle “Cannelle” a Portoscuso. La spiaggia fu poi ribattezzata Porto Vesme, in onore dell’allora presidente della società il conte Carlo Baudi di Vesme, dopo il primo viaggio inaugurale del treno, nel 1871, che aveva sostituito i carri a buoi, che la collegava a Monteponi.

Carlo Martinelli 

 

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