Elmas, sindaco Ruggeri morto nel ’97. Sfogo del figlio: “È stato assassinato”

“Oggi vi racconto una storia, l’omicidio del sindaco Giovanni Ruggeri: già, avete letto bene, omicidio, perché di questo si è sempre trattato, così come dice il fascicolo in Procura: omicidio contro ignoti, ignoti perché la verità è che è mancata la volontà di indagare, di scoprire la verità, perché i poteri forti, i soldi, la corruzione credono di poter passare sopra la vita di uomini liberi e coraggiosi, ma cosi’ non è”. Così ha scritto stamattina su Facebook Silvio Ruggeri, figlio dell’ex consigliere regionale Pci-Pds, ricordandolo a 23 anni dalla scomparsa. Giovanni Ruggeri è considerato il padre fondatore di Elmas, lottò per l’indipendenza da Cagliari e divenne il primo sindaco quando nel 1995 il paese tra la laguna e l’aeroporto riuscì a ottenere l’autonomia del capoluogo, che era stata cancellata nel 1937.

Nato operaio e cresciuto come politico impegnato, Ruggeri morì quando aveva cinquant’anni il 14 gennaio del 1997: fu trovato morto a bordo della sua auto carbonizzata nella zona industriale. La versione ufficiale del suicidio è sempre stata messa in dubbio dai familiari e ora, per ricordarne la figura, il figlio Silvio Ruggeri affida a Facebook un sfogo dove racconta chi era suo padre ricordando che anche la Procura aveva aperto un fascicolo per omicidio. Tante le ombre in quella vicenda che è costata la vita a un politico benvoluto da tutti, ma il figlio rivela che aveva pestato il piedi a tanti col suo rigore morale. Ecco il lungo post di Silvio, che ha seguito le orme del padre e ora siede tra i banchi del Consiglio comunale di Elmas.

“Ne sono state dette tante perché a qualcuno faceva comodo che si pensasse ad un suicidio, ne sono state dette anche da chi ha ricevuto tantissimo da Giovanni Ruggeri, ma quello che più mi ha fatto schifo è la politica, il suo silenzio, la sua omertà, credo perché nel momento in cui deve guardarsi in faccia e scoprire il suo lato più oscuro, fino a che punto può arrivare, crollerebbe tutto un sistema sporco e corrotto, perderebbe l’animo e il suo senso di esistere – scrive nel post, accompagnato da alcuni ritagli dell’epoca -. Un sistema che Giovanni Ruggeri ha combattuto da solo, non per sé, per noi: aveva grandi sogni per Elmas, credeva nei giovani, nel costruire insieme un percorso che avrebbe garantito diritti, libertà, lavoro, dignità. Era solo quella notte di 23 anni fa, a difendere quei sogni, quegli ideali”.

“Giovanni Ruggeri è stato assassinato fuori dalla sua auto, a circa 3 metri, dove indicato nel reperto A c’è una grossa chiazza di sangue, del suo sangue; viene portato all’interno della sua macchina, dove sotto il sedile continua a perdere una grossissima quantità di sangue non viene usata benzina, ma cherosene per elicotteri, molto più infiammabile per distruggere tutto in poco tempo; lo sportello anteriore lato passeggero è divelto, per alimentare il fuoco e far fare il suo sporco lavoro nel più breve tempo possibile – racconta il figlio (nella foto) -. Un vigilante nel suo giro di ronda fa partire la chiamata alle forze dell’ordine: racconta di essersi avvicinato a pochi metri dall’auto, aver visto il corpo ancora muoversi per poi essere messo in fuga da due colpi di pistola, da due figure dietro le siepi dei fichi d’india che si allontanano nella nebbia; racconta tutto a un ufficiale dei carabinieri e gli risponde che sarebbe stato chiamato: di non dire niente. La sua deposizione viene messa agli atti solo a ottobre del 2001, quasi 5 anni dopo. L’autovettura, invece, prova fondamentale, viene fatta sparire in meno di un anno, con le indagini ancora aperte. Si racconta che in Comune andasse tutto bene, qualcuno lo dichiara nelle deposizioni, ma così non è. Qualche mese prima di morire, il sindaco Giovanni Ruggeri protocolla due denunce alla Prefettura, per gare d’appalto truccate, tangenti e corruzione, con nomi e cognomi. Il vice prefetto di allora dichiara che il sindaco non aveva mai dato segnali di problemi, peccato che quelle denunce non siano mai state fatte arrivare in Procura, ma esistono i documenti ufficiali e la corrispondenza”.

“Un mese prima dell’accaduto, a una cena, un assessore gli offre una tangente di trenta milioni di lire, la risposta è alzarsi rovesciando il tavolo per poi uscire dal ristorante. Elmas era preda degli speculatori, nuove lottizzazioni, nuove cubature, aeroporto, ferriera, laguna, un intricato sistema che faceva gola a molti. Alle tante telefonate pesanti che riceveva, rispondeva sempre allo stesso modo: potete fare quello che volete, non ho scheletri nell’armadio – ricorda ancora il figlio consigliere comunale -. Non li aveva, così come i suoi sogni, la fiducia che aveva ricevuto nel ricoprire il suo ruolo, il suo credo fortissimo nell’onestà, nel perseguire il suo impegno combattendo davvero i privilegi della politica, la questione morale di Berlinguer, stare dalla parte degli ultimi sempre, beh, quei suoi valori, quel suo credo, quel suo essere Giovanni non aveva un prezzo, non lo avrebbe mai avuto”.

“Non ha mai combattuto solo per se stesso, ma per gli altri, per noi, perché credeva davvero che valesse la pena lottare per i diritti e per la libertà. Era un compagno, era un grande comunista, sempre in prima linea e ha speso la sua vita per ideali talmente grandi che solo pochi, pochissimi uomini hanno il coraggio e la forza di farsene carico – conclude Silvio Ruggeri – Oggi sono 23 anni. La parola fine a questa storia va ancora scritta. La rivoluzione è un fiore che non muore“.

Marcello Zasso

 

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