Edilizia, Filca-Cisl: “Lavoro assente dal contesto politico sardo”

“Il lavoro, specie quello edile, resta il vero assente nell’attuale contesto politico e sociale sardo. Nonostante i proclami pre-elettorali tutti orientati ad addolcire i dati Istat sull’andamento occupazionale, resta il dramma, per la Sardegna, di oltre 120mila senza lavoro a cui si aggiungono i 250mila che, disoccupati da tempo, hanno rinunciato a cercarlo”. Lo denuncia il segretario regionale della Filca Cisl, Giovanni Matta che sottolinea come lo stesso settore edile continui a pagare “un prezzo decisamente pesante”. I numeri parlano chiaro: “nel corso del 2017 il settore ha continuato a perdere occupati attestandosi su 21.785 unità. Erano 56mila nel 2009, con una perdita, in meno di dieci anni, di 34mila posti di lavoro – osserva – Anche le imprese non vanno meglio, solo nell’ultimo anno sono scomparse 220 unità produttive che si sommano alle oltre 5mila perse nel decennio precedente. Un ulteriore elemento negativo è dato dalla condizione del lavoratore. Mediamente un operaio edile lavora 861 ore all’anno con un reddito medio di 8.600 euro. Una condizione che si commenta da sé e che rende esplicito lo stato in cui versa il settore”.

Secondo la Filca Cisl, “la legge regionale sugli appalti da sola non basta a riqualificare e rilanciare il settore. Abbiamo da spendere le risorse già stanziate ed appaltate per ammodernare la viabilità che da sole valgono 900 milioni di euro. Vorremmo che diventasse lavoro l’accordo Governo/Regione del 2016 da 1500milioni di euro. Chiediamo che si traducano in cantieri i 450milioni del pacchetto infrastrutture messo a punto due anni fa dalla Giunta regionale. Occorre però dare ossigeno all’edilizia privata”. “Da tempo, da troppo tempo – conclude Matta – sollecitiamo la Regione affinché si doti di una nuova legge urbanistica in grado di accompagnare e supportare l’ammodernamento dell’Edilizia. In più occasioni abbiamo ribadito che il disegno di legge Erriu andava in tale direzione se approvato avrebbe non solo sbloccato risorse importanti (circa 3miliardi) che i privati vorrebbero investire ma anche contribuito a introdurre nel comparto edile una nuova qualità costruttiva, il recupero di materiali locali, il recupero di tecniche costruttive compatibili con l’ambiente ed il territorio. Constatiamo che nel merito siamo all’anno zero”.

 

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