Omicidio Dore, colpo micidiale alla difesa di Rocca da una nuova teste

“Alle 19 del 26 dicembre 2008 mentre mi trovavo in piazza Sant’Antiocru a prendere l’acqua dalla fontana, ho sentito come un fruscio provenire dalla parte posteriore di un furgoncino parcheggiato lì vicino ma, essendo buio pesto, non sono riuscita a vedere la sagoma della persona che si nascondeva lì dietro. Ho avuto molta paura e sono scappata via”. L’ha detto una testimone, Francesca Orrù, 36 anni, rispondendo ai giudici della corte d’assise di Nuoro. È una testimonianza nuova, che dà un serio colpo alle speranze di Francesco Rocca, il marito della vittima accusato di essere il mandante dell’omicidio.

Alle 19 di quel 26 marzo del 2008, secondo la ricostruzione del medico legale, Dina Dore era già morta. E dunque quella sagoma notata dalla testimone ad appena 150 metri dal luogo del delitto, potrebbe essere stata quella dell’assassino. Ma non è questa la circostanza rilevante.

La circostanza rilevante è che in quel momento di paura a Francesca Orrù cadde di mano la busta di plastica dove aveva riposto una damigiana, che si ruppe.  La teste ha raccontato ai giudici che solo pochi giorni fa le è tornato alla mente quel fatto. Gliel’ha ricordato un’amica durante una conversazione. Sorprendendola. Infatti come poteva sapere l’amica dell’incidente della damigiana? La risposta è stata raggelante: “Me lo ha riferito Francesco Rocca”.

Dunque, riassumendo: Dina Dore è appena stata uccisa e a 150 metri dalla sua casa c’è una donna che, mentre da sola sta andando a prendere l’acqua, vede la sagoma di un uomo. Ha paura e la damigiana le cade dalle mani. Non c’è nessuno, nessuno ha visto. E invece un’amica le parla di quella vicenda. E le dice di averla appresa dall’uomo accusato d’essere il mandante dell’omicidio.

Chi era la sagoma che si nascondeva dietro il furgoncino? Chi era la persona che ha poi raccontato a Francesco Rocca l’episodio della damigiana? Magari proprio Pierpaolo Contu, il ragazzo accusato di essere stato il killer, che a quell’ora tentava di scappare da casa Rocca dopo il delitto? E potrebbe essere stato lo stesso Pierpaolo Contu a raccontarlo a Francesco Rocca?

Una deposizione che ha spiazzato la difesa di Rocca, i legali Mario Lai e Angelo Manconi. Hanno detto subito di non ritenere attendibile, perché tardiva, la testimonianza.

Francesca Orrù è stata l’ultima teste sentita ieri nell’udienza che è proseguita fino a sera. Prima della Orrù erano stati sentiti il medico legale Roberto Demontis, un agente della Scientifica, il vice Questore Domenico Querico, la vicina di casa dei Rocca, Marinella Pinna e la sua amica Pamela Lai e infine l’amico con cui Francesco Rocca ha bevuto un caffè al bar prima di rientrare a casa la sera dell’omicidio.

Il medico legale ha ricostruito il momento tragico del ritrovamento del corpo dopo la morte per asfisssia della povera Dina, incerottata in modo da occluderle le vie respiratorie e poi incaprettata e messa nel portabagagli della sua auto. La vicina di casa e l’amica sono passate davanti alla casa di Dina Dore mentre Francesco Rocca chiedeva aiuto dopo aver ritrovato la figlioletta in lacrime ma non Dina. Sono state loro a dare l’allarme. Il processo nella corte d’assise di Nuoro, presieduta da Antonio Luigi Demuro, prosegue il 29 novembre quando verranno sentiti altri testi già in calendario.

Maria Giovanna Fossati

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