Sono state trovate due impronte di Giulio Caria nei sacchi dell’immondizia con cui era stato avvolto il cadavere di Silvia Caramazza, la donna bolognese di 39 anni uccisa e il cui cadavere fu trovato in un freezer il 27 giugno nel suo appartamento di viale Aldini a Bologna. Queste impronte costituiscono un’ulteriore prova a carico del fidanzato, che continua a dichiararsi innocente dal giorno dell’arresto in Sardegna, dove è tutt’ora detenuto.
Sui sacchi sono state trovate l’impronta di un dito e quella di un palmo. Quest’ultima è una prova ritenuta importante perché può indurre a ritenere che l’indagato abbia manipolato il sacco. “La polizia – è stato il commento del procuratore aggiunto Valter Giovannini, delegato ai rapporti con la stampa – continua a lavorare in silenzio e con estrema efficacia”.