La pandemia e la Didattica a distanza (Dad) hanno fatto danni enormi sull’apprendimento dei ragazzi, soprattutto alle superiori. Il quadro emerge dal Rapporto Invalsi. Alle medie il 39 per cento degli studenti non ha raggiunto risultati adeguati in italiano, il dato sale al 45 per cento in matematica. Alle superiori il dato sale rispettivamente al 44 per cento e al 51 per cento con un + 9 per cento.
In molte regioni del Sud oltre la metà degli studenti non raggiunge la soglia minima di competenze in Italiano: Campania e Calabria 64 per cento, Puglia 59 per cento, Sicilia 57 per cento, Sardegna 53 per cento, Abruzzo 50 per cento. In Campania il 73 per cento degli studenti è sotto il livello minimo di competenza in matematica, in Sicilia 70 per cento, 69 per cento Puglia.
Il calo è generalizzato in tutto il Paese e solo la Provincia autonoma di Trento rimane sopra alla media delle rilevazioni del 2018 e del 2019. La quota di studenti sotto il livello minimo cresce di più tra gli studenti socialmente svantaggiati e presumibilmente anche tra quelli immigrati. Sono il 9,5 per cento, ovvero oltre 40 mila i giovani di 18-19 anni, coloro che escono da scuole senza competenze, impreparati. “Sono la metà della città di Ferrara – ha fatto notare Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi – un terzo di Modena. La bocciatura non cambia le cose, è più funzionale all’organizzazione della scuola che alle competenze. I dati dicono che anche gli studenti che hanno avuto una bocciatura, continuano ad avere esiti sensibilmente più bassi di chi non è stato bocciato, dunque la bocciatura non è la soluzione. La sfida credo sia cercare risposte alternative, che sono già tutte nell’ordinamento vigente, non necessitano di particolari risorse le indicazioni nazionali”. “Il tempo che è trascorso – ha concluso il ricercatore – non lo recuperiamo con la bacchetta magica, ma usare questi dati può aiutare a prendere decisioni da calare nella realtà”.