Dermatite bovina in Sardegna, la Regione: “Forse causata da una zecca”. Stop alla movimentazione dei capi per 10 giorni

“La malattia non è causata dall’importazione di capi arrivati in Sardegna, questo è importante da un punto di vista epidemiologico: l’azienda che ha avuto questa criticità non ha importato animali dall’estero, quindi la puntura dall’insetto vettore – quasi certamente una zecca – è avvenuta in loco”. Così Armando Bartolazzi, assessore regionale alla Sanità, nel punto stampa convocato oggi a Cagliari dopo il focolaio di dermatite nodulare contagiosa – “Lumpy skin disease“- individuato sabato scorso in un allevamento bovino in provincia di Nuoro. In accordo con le linee guida impartite dal ministero, fa sapere Bartolazzi, sono scattate le misure precauzionali che comporteranno una restrizione delle mobilizzazioni degli animali per dieci giorni fuori dalla Sardegna, cui si aggiungono le misure di sorveglianza e restrizione per un’estensione di 50 chilometri dal focolaio.

“Qualcosa di nuovo è arrivato in Sardegna, forse con i venti – spiega Bartolazzi – un virus si è avvicinato per la prima volta qui, e bisognerà tenere sotto stretto monitoraggio anche gli allevamenti bovini delle altre regioni, in particolare della Sicilia, e vedere se c’è una correlazione epidemiologica. Cercheremo di capire e di ricostruire un po’ gli avvenimenti, ma è importante dire che non sono entrati animali malati: c’è stato il controllo, e comunque non sono stati registrati animali importati in Sardegna”.

Questa, fa sapere l’assessore, “è una malattia che può presentarsi, dal punto di vista clinico, sporadica ma anche epidemica. La sintomatologia è ben descritta: c’è un aumento delle secrezioni, di salivazione, di rinorrea, con un’insorgenza di noduli soprattutto nell’area cervicale, nella zona perineale, nel collo, simile a quello che si vedeva molti anni fa con il vaiolo. Tanto è vero che il virus è molto correlato a quello del vaiolo”. Fondamentalmente, “non c’è rischio per l’uomo- sottolinea ancora- ma il danno è di natura economica, perché la malattia comporta un’inibizione della mobilizzazione degli animali. C’è una riduzione consistente della produzione di latte e la mortalità descritta è intorno al 5%, non molto elevata”.

Chiaramente “è un problema che non ci aspettavamo – ammette Bartolazzi – ma quello che vorrei dire, e ci tengo a sottolinearlo, è che ci siamo attivati in maniera cautelare e precauzionale ancor prima che venisse confermata la diagnosi nei laboratori specializzati di Teramo. Diagnosi che è stata comunicata nella serata di sabato. Quindi già c’erano state le dovute informazioni precauzionali comunicate agli allevatori“. Mai come in questo caso, l’appello dell’assessore, “è necessaria una collaborazione sempre più stretta con gli allevatori per cercare di comprendere se questa è una forma sporadica – quindi che riguarda pochi capi – oppure siamo di fronte a una malattia che può avere un decorso epidemico”.

Oggi, ricorda, “c’è stata una riunione importante al ministero, dove si sta ragionando anche sull’eventuale acquisizione di un vaccino che chiaramente aspetteremo nelle prossime ore. Se ci saranno altri capi infettati dovremmo partire subito con una campagna vaccinale per minimizzare al massimo i danni”. La questione, fa sapere Bartolazzi, “è reperire il vaccino, perché è il primo caso in Italia. Quindi bisogna capire anche chi lo produce, e chi è disposto a venderlo o a metterlo a disposizione. Su questo il ministero si sta adoperando in maniera diretta”. Per quanto riguarda i costi “posso dire che oggi stesso in sede di confronto sull’ assestamento di bilancio, ho proposto 1,6 milioni di euro aggiuntivi sia per l’acquisto di vaccini che per alcuni ristori”. Infine sulle restrizioni, “sono confermate in maniera cautelativa almeno per i prossimi 10 giorni – ribadisce – con lo stop alla movimentazione dei capi. Non solo per bovini, ma anche per gli altri animali: la malattia è prettamente bovina, però può interessare anche i suini e gli ovini. Quindi per un po’ non si sposta nulla dalla Sardegna’”.

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