È di Manuel Careddu il 18enne di Macomer barbaramente ucciso da un branco di giovani a colpi di pala e di piccone la notte dello scorso 11 settembre sulle sponde del Lago Omodeo il corpo recuperato dai carabinieri in un terreno in località Costa Leri alla periferia di Ghilarza.
In queste ore sono arrivati i risultati della comparazione del Dna effettuata dagli specialisti dei carabinieri del Ris di Cagliari che hanno dato l’ultima conferma sull’identità . Il cadavere del giovane è stato dissequestrato e la Procura di Oristano ha autorizzato la restituzione della salma ai familiari. I funerali saranno celebrati giovedì alle 15.30 nella chiesa della Madonna Missionaria di Macomer. Per domani è stata invece fissata l’udienza davanti al Tribunale del Riesame per il 17enne romeno e per la ragazzina di Abbasanta arrestati l’11 ottobre scorso insieme ai ventenni Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, tutti di Ghilarza, con l’accusa di concorso in omicidio, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, e di occultamento di cadavere. In manette per soppressione di cadavere è finito anche un sesto giovane, Nicola Caboni, 19 anni che avrebbe partecipato a nascondere il cadavere di Manuel.
Con la conferma arrivata grazie agli accertamenti del Ris di Cagliari si chiude una prima parte della attività investigative svolte dai carabinieri. Ma gli accertamenti e le verifiche non finiscono. Negli ultimi giorni i militari, coordinati dal procuratore di Oristano Ezio Domenico Basso e dal pm Andrea Chelo, hanno cercato di cristallizzare le varie posizioni dei giovani, cercando di individuare con precisione i ruoli tenuti nel barbaro omicidio. Un delitto nato per un debito di droga. “Negli ultimi due anni il suo carattere era cambiato – ha raccontato ai giornalisti Fabiola Balardi, la madre di Manuel – rovinato dalla droga. Lo sapevo e non facevo finta di niente. Ho cercato in tutte le maniere di dissuaderlo e farlo tornare sulla strada giusta. Mi sono battuta fino all’ultimo. Ripeto, aveva un carattere ribelle. Ho combattuto tanto”. La madre non è disposta a perdonare chi ha ucciso Manuel “non posso perdonare chi ha ucciso mio figlio”. Definendo i giovani “belve”.