La provincia di Sassari non potrà costituirsi parte civile, per un difetto di legittimazione, nel processo scaturito dall’inchiesta denominata la “darsena dei veleni” di Porto Torres, che vede imputati otto dirigenti di Syndial ed ex Polimeri per disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali. Lo ha stabilito oggi il Gup del tribunale di Sassari Antonello Spanu, che ha respinto anche la richiesta di costituzione dei fratelli Polese, che avevano un’attività all’intero della darsena, attività che però è cessata. È stato invece ammesso alla costituzione di parte civile il comitato di cittadini “No chimica verde” insieme al ministero dell’Ambiente, la Regione (assessorato all’Ambiente), il Comune di Porto Torres, l’Anpana, la Lega anticaccia e l’armatore di Alghero Cesare Goffi. Il giudice dell’udienza preliminare non si è ancora espresso sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Paolo Piras nei confronti degli otto indagati.
Dopo mesi di accertamenti e audizioni di testimoni erano stati iscritti nel registro degli indagati: il rappresentante legale di Syndial Spa, Alberto Chiarini; quello della gestione siti da bonificare, Francesco Papate; il responsabile Taf Management (Taf è l’impianto per il trattamento delle acque di falda), Oscar Cappellazzo; i responsabili dell’area operativa Taf, Gian Antonio Saggese, e di salute, ambiente, sicurezza del Taf, Francesco Leone; il rappresentante legale di Polimeri Europa, Daniele Ferrari; il direttore di stabilimento, Paolo Zuccarini; e il responsabile della sezione salute, sicurezza, ambiente, Daniele Rancati. A tutti è stato contestato di “non aver adottato le opportune cautele” e di aver quindi “cagionato un disastro ambientale per lo sversamento in mare di sostanze inquinanti”. Il processo è stato rinviato al prossimo 3 febbraio.
In concomitanza dell’udienza c’è stato un sit-in davanti al tribunale indetto dal Comitato di Azione, Protezione e sostenibilità Ambientale per il nord-ovest della Sardegna, meglio noto come No Chimica Verde-No Inceneritore. I manifestanti, tra i quali associazioni ambientaliste e movimenti indipendentisti sardi, hanno esposto un lungo striscione davanti al tribunale con la scritta “Chi ha inquinato deve essere giudicato. Tumori e morti non vanno in prescrizione”.