Dal Sulcis a Macchiareddu: tre indagati per traffico illecito di rifiuti

Ci sono tre indagati per traffico illecito di rifiuti dal Sulcis fino a Macchiareddu, zona industriale di Cagliari. La notizia si legge ne L’Unione sarda oggi in edicola. Si tratta di scorie prodotte dall’impianto della Portovesme srl (di proprietà della multinazionale Glencore) considerate pericolose, inquinanti, soprattutto se lasciate in grossi cumuli all’aria senza alcuna protezione. Così erano infatti state trovate dagli investigatori ed erano state sequestrate. Poi l’inchiesta della Procura di Cagliari è andata avanti – il pm è Marco Cocco che lavora in collaborazione con Rossana Allieri della Dda  – e ora è arrivata la prima svolta.

Il sistema e il triangolo. Nel registro degli indagati sono stati inscritti l’amministratore della Portovesme Srl, Carlo Lolliri, con gli imprenditori Ferruccio Caschili e Mariano Zanon. L’accusa è appunto traffico illeciti di rifiuti, avviata per poco più un mese, la scorsa estate. Gli scarti di lavorazione, i gessi, possono essere utilizzati come materie prime per realizzare cemento. Da qui il triangolo con la Sud Trasporti (di cui Zanon era il referente) e la società Nuova Materie Prime Mediterranee (costituita ad hoc, le cui quote sono in mano a Caschili). Il neo è lo stoccaggio all’aria aperta e sulla terra battuta di decine di cumuli potenzialmente pericolosi. Nonché l’assenza di un sistema di trattamento in località Grogastu, a Macchiareddu.

La difesa. Il legale dell’ad Lolliri a suo tempo aveva definito le polveri “sottoprodotti” e definito minima la presenza di materiali pesanti e quindi inquinanti.

Inchieste ancora in corso. Un’altra inchiesta, condotta invece dal sostituto procuratore Giangiacomo Pilia, e ancora in corso, si concentra, invece, sul trasferimento marittimo degli ossidi di piombo, chiamati genericamente “pastello di piombo”.

I precedenti. La Portovesme srl non è nuova all’accusa di traffico illecito di rifiuti. Nel 2015, la Corte d’Appello di Cagliari ha infatti definitivamente condannato Maria Vittoria Asara e Aldo Zucca – entrambi responsabili della gestione rifiuti dello stabilimento Portovesme s.r.l. –a un anno e dieci mesi la prima e a due anni e due mesi il secondo. I fatti contestati riguardano lo smaltimento illecito di rifiuti con elevati tenori di zinco, nichel, piombo, cadmio, rame, solfati e floruri in cave del Cagliaritano, nei riempimenti stradali e nella realizzazione di piazzali degli ospedali cittadini. Il secondo troncone del processo vedeva, invece, alla sbarra degli imputati Massimo Pistoia (amministratore unico della Tecnoscavi), Lamberto Barca (gestore della società Gap service s.r.l.), Stefano Puggioni, Giampaolo Puggioni, Larbi El Oualladi (dipendenti della Tecnoscavi) e Danilo Baldini (socio e coordinatore dell’area chimico-analitica del laboratorio di analisi Tecnochem s.r.l.), tutti accusati dello smaltimento illegale di 15mila tonnellate di rifiuti con alte concentrazioni sostanze inquinanti. In questo caso, le condanne sono state comminate a Pistoia, Barca e Landini, mentre gli altri imputati sono stati assolti. Per i tre condannati è arrivata, comunque, la prescrizione nel gennaio di quest’anno.

Spedizioni transfrontaliere. Estrarre piombo e zinco da fumi d’acciaieria provenienti dalla penisola e da mezza Europa, ecco di cosa si occupa la Portovesme srl della multinazionale Glencore. Nei mesi scorsi, la Regione Sardegna ha pubblicato un breve report sulle spedizioni transfrontaliere dei rifiuti destinati agli impianti di Portovesme. Nel corso d. el 2014 (questi gli ultimi dati disponibili), sono state 85mila le tonnellate di rifiuti speciali pericolosi arrivate sull’Isola nel 2014 da Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Belgio.

 

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