Cullin scrive al presidente Mario Draghi: ‘Teatri chiusi, ma in aereo troppa gente’

Un lungo messaggio pubblicato sulla sua pagina social, un racconto di quello che ha vissuto e che tutti i cittadini stanno vivendo in questi mesi a causa della pandemia, la descrizione di un viaggio di lavoro e l’amarezza per vedere come le restrizioni legate al coronavirus abbiano portato da un lato alla chiusura di bar, ristoranti, cinema e teatri, e dall’altro non sono servite a evitare gli assembramenti e la calca sugli aerei. È il contenuto, in estrema sintesi, della lettera scritta dall’attore Jacopo Cullin, indirizzata al neo presidente del Consiglio, Mario Draghi che nel giro di pochissimo tempo sta facendo il giro dei social network.
“Caro presidente Draghi – esordisce Cullin -. Le scrivo per raccontarle un episodio spiacevole che mi è capitato proprio poco fa, ma prima faccio una piccola premessa. Mi chiamo Jacopo Cullin e faccio l’attore, ho sempre pensato al mio lavoro come una sorta di missione, nessuno mi ha dato questa responsabilità ma me la sono presa da solo e non mi pesa. Mi piace far ridere le persone e credo di riuscirci abbastanza bene, è una sensazione bellissima sentire la risata del pubblico e ti ripaga di tutto, credo di avere un dono e ringrazio ogni giorno perché son riuscito a farlo diventare il mio lavoro. Non ho mai chiesto alcun finanziamento pubblico, comunale, provinciale, ne tantomeno statale, ho sempre avuto la fortuna, o forse anche il merito, di avere un pubblico disposto a pagare un biglietto per vedermi. Son convinto che i finanziamenti servano per sostenere chi fa un teatro meno popolare ma ugualmente importante”. L’attore prosegue nel racconto di questi mesi di limitazioni che hanno bloccato quasi completamente il mondo dello spettacolo e hanno congelato ogni relazione sociale.

“Dal marzo scorso ho dovuto interrompere la mia tournée con gli spettacoli già tutti sold out – scrive l’attore – e ancora oggi ovviamente non sappiamo quando riusciremo a recuperarli. Non ho mai fiatato perché so bene che la salute viene prima di tutto e nel mio caso specifico dovrei mettere insieme più di 800 persone ogni sera e potrebbe essere pericoloso. Capisco benissimo e come si dice da noi a Cagliari Mellusu a du timmi che a du provai (meglio averne paura che provarlo), per questo motivo non bacio mia madre e mia nipotina dal marzo 2020, saluto gli amici col pugnetto o col gomitino, evito gli assembramenti da sempre figuriamoci adesso. Ho anche provato a fare delle dirette su Facebook per strappare qualche sorriso alle persone e forse ci sono riuscito, ma quando finiva la diretta e mi ritrovavo da solo sul divano di casa senza aver sentito nemmeno mezzo applauso o una risata mi sembrava di non aver fatto nulla, ma va benissimo così”.

Cullin poi entra nel vivo del problema.  “Mi scusi il preambolo un po’ lungo – precisa – ma ci tenevo a farle sapere che non c’è rabbia in questo post ma solo un pizzico di delusione. Forse ho un modo di vivere troppo naive e penso che sia semplice capire che se vogliamo uscire da questa situazione dobbiamo farlo tutto insieme, uno sforzo comune per una vittoria comune. Ieri mattina sono andato a fare un tampone molecolare perché oggi dovevo prendere un volo per comprovate esigenze lavorative (da domenica mi potrà vedere su Rai 1 nella Fiction Le indagini di Lolita Lobosco), ho ricevuto l’esito negativo e sono andato a prendere il mio volo a cuor leggero. Mentre facevo la fila per entrare nell’aeromobile pensavo a quando fosse bella questa distanza di un metro, mi sembrava di essere all’estero. Poi però in un attimo sono tornato in Italia e ho trovato l’aereo pieno zeppo, uomini, donne, bambini e un simpatico chihuahua proprio accanto a me. Per un attimo ho assaporato la sensazione della vita che abbiamo lasciato un anno fa, quella fantastica lotta per accaparrarsi il bracciolo con prepotenza, quel tentativo inutile di far entrare un trolley nello spazio di una pochette, un meraviglioso tuffo nel passato. Poi però ho pensato: Ma non saremo troppi? Ma il metro di distanza? Il mio spettacolo dura quanto un volo, i soffitti dei teatri sono alti circa 10/15 metri e i posti sono molto più larghi… Insomma mi è sembrato proprio che non avesse alcun senso e mi è sembrata una mancanza di rispetto”.

Infine l’attore chiede al presidente di prendere provvedimenti. “Io sono convinto che anche secondo lei il teatro così come il cinema, i ristoranti, i bar, le palestre abbiano una funzione sociale fondamentale, e che non si può pensare di limitare la libertà delle persone senza dare il buon esempio. Alitalia è la compagnia di bandiera e rappresenta lo Stato Italiano, la prego di fare attenzione e di prendere provvedimenti immediati, perché altrimenti si rischia davvero che le persone perdano la pazienza e non se ne esce più. Io aspetto qui, tranquillo, mi metto qui e aspetto il mio turno, cerco di dare il buon esempio sperando davvero che lo facciano tutti. Distinti saluti, Jacopo Cullin”.

 

[Foto dal profilo social dell’attore Jacopo Cullin]

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