Crisi del Sulcis Iglesiente, l’appello di don Mura alle Istituzioni: “Serve un nuovo Piano di rinascita”

“Nel Sulcis Iglesiente abbiamo una gravissima emergenza sociale provocata da una crisi occupazionale che non si ferma. Al di là delle giuste idealità, quali prospettive state proponendo per far rinascere il territorio?”. Fianco a fianco degli operai in vertenza, sotto le ciminiere spente del polo industriale di Portovesme riconosciuto dal Governo “area di crisi complessa” dal 2016, Don Antonio Mura non abbandona la trincea.

Il responsabile della pastorale del lavoro, parroco di Portoscuso, il piccolo paese che negli anni Settanta, per volere di un Piano di Rinascita da centinaia di miliardi di lire, lasciò spazio alle industrie metallurgiche, togliendo i terreni fertili a vigne, orti e aziende ovicaprine, tende ancora una volta la mano alla Politica. Il messaggio è chiaro: “Chiunque abbia le redini del governo – è il suo grido d’allarme – non può voltare le spalle alla nostra popolazione: l’ignavia non è accettabile”.
A pagare un prezzo altissimo – secondo il sacerdote nato a Sant’Antioco – saranno i giovanissimi. Ossia i ragazzi nati in un territorio di 23 Comuni che registra – in base ai recenti dati Eurostat – un costante calo demografico (4 volte più del resto dell’Isola) e che – nel 2050 – farà perdere circa un quarto dei residenti attuali. Ecco perché i ragazzi del sud Sardegna vanno sempre più a rafforzare l’esercito dei Neet: il 36 per cento dei giovani del Sulcis non studia, non lavora e non si forma.
Don Antonio Mura rivolge così un appello alle Istituzioni: “Serve una visione, serve una prospettiva, no a monocolture economiche, piuttosto sì alla diversificazione”. “Coloro i quali andranno a governare la Regione nei prossimi anni – è la speranza del parroco – deve ascoltare tutti, ma soprattutto i giovani. Bisogna individuare insieme una strada che porti ad un nuovo sviluppo economico che possa dare speranza alle nuove generazioni”.

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