Crac Unità, Soru rinviato a giudizio per bancarotta: “Sono addolorato, ho solo investito”

Renato Soru andrà a processo per il fallimento del quotidiano L’Unità. L’imprenditore di Sanluri ed ex presidente della Regione è accusato di bancarotta per distrazione e per dissipazione. La prima udienza è stata fissata per il 13 febbraio 2023. Soru è difeso dall’avvocato Fabio Pili.

Stando alla ricostruzione della Procura, il fondatore di Tiscali ha trasferito azioni di sua proprietà, per un valore che sfiora i 3 milioni di euro, tra due società che in tempi diversi hanno controllato il giornale fondato da Antonio Gramsci. Si tratta della della Nuova iniziative editoriale (Nie) e della Nuova società editrice finanziaria (Nsef). I magistrati inquirenti considerano queste operazioni “prive di una valida ragione economica” e utili solo ad alterare i bilanci e creare futuri crediti a suo favore. A fine aprile a Soru è stato notificato l’avviso di conclusione indagini. Adesso il rinvio a giudizio.

Soru è stato editore de L’Unità dal 2008 al 2015. Finirà a processo insieme ad altre undici persone. All’epoca dei fatti Soru stava chiudendo il suo mandato in Regione e successivamente era stato eletto europarlamentare del Pd. Proprio su richiesta del Partito democratico, nel 2008 mise mano al portafoglio per salvare la storica testata. È finita con un’accusa formulata dalla Procura di Roma nel 2017.

La Nie era la società che pubblicava il quotidiano, la Nsef ne deteneva invece la proprietà. Dal 2008 al 2012 Soru era di entrambe l’azionista di maggioranza, ma senza incarichi amministrativi. Nei rispetti Cda non ha mai ricoperto alcun ruolo. Dopo il 2012 le sue quote si ridussero progressivamente sino a diventare minoritarie nella compagine societarie. Proprio per queste ragioni l’avvocato Pili era certo di mostrare l’estraneità di Soru dai fatti. “Contro di me accuse irragionevoli – aveva detto a Sardinia Post lo scorso aprile -, io non ho mai toccato nemmeno una penna”.

Ieri sul caso giudiziario che lo vede coinvolto, Soru ha pubblicato un lungo post su Facebook. “Cari amici, dopo più di due anni di assenza, sento di dovermi rivolgere personalmente a tutti voi – si legge -. Oggi (ieri ndr) sono stato rinviato a giudizio dal Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Roma per contestazioni di fatti risalenti a più di otto anni fa, collegate al concordato preventivo de L’Unità. Ero consapevole del fatto che il Gup non sarebbe entrato nel merito delle accuse ma avrebbe valutato solo se il processo dovesse essere celebrato, tuttavia la decisione mi ha molto sorpreso e addolorato. Pensavo sarebbe andata diversamente”.

Soru ha quindi raccontato la sua versione dei fatti, a bene vedere diversa da quella della Procura. “La storia nasce nel 2008 quando, proprio nel bel mezzo della campagna elettorale nazionale e la sfida Veltroni – Berlusconi per la guida del nuovo governo, l’Unità rischiava di interrompere le pubblicazioni e chiudere. Si trattava di un fatto che avrebbe certamente influito pesantemente sulla campagna elettorale in corso. E comunque pensavo che il giornale di Gramsci, carico di una storia straordinariamente importante non solo per il Pci ma per l’intera sinistra italiana e per l’intera Repubblica, meritasse una sorte migliore. Pensavo che tale patrimonio storico-culturale dovesse e potesse essere salvato. Per questo, forse senza la sufficiente attenzione, decisi di rilevare il giornale e impegnarmi per un suo rilancio”.

Ancora dal post di Soru: “Purtroppo le cose non sono andate come avremmo voluto. Dopo pochi anni, in una situazione finanziaria per me decisamente cambiata, ho lasciato a nuovi azionisti la maggioranza delle azioni e la responsabilità di portare avanti il giornale. Le cose non sono andate bene nemmeno con i nuovi azionisti, nuovi aumenti di capitale e nuovi progetti editoriali. Certo la pesante crisi della carta stampata di quegli anni e la difficoltà a generare ricavi dai nuovi lettori online non ha aiutato. Per questo motivo gli Azionisti e gli Amministratori successivi decisero di procedere alla liquidazione della società, portando i libri sociali in Tribunale. Al momento io detenevo una quota del tutto minoritaria (il 13% delle azioni)”.

Soru respinge ogni addebito: “Ora, dopo otto anni, sono stato assurdamente accusato di distrazione di denari dalla società. Ma io in questo tentativo di salvataggio ho solo investito, in più riprese, ingenti risorse finanziarie e mai ho avuto indietro, a qualsiasi titolo, nemmeno un euro o altro beneficio. Come nelle altre occasioni anche in questo caso mi difenderò nel processo, addolorato per questa ulteriore prova che si aggiunge alle tante che negli ultimi vent’anni ho dovuto subire. Tuttavia, sono certo che la mia assoluta innocenza verrà ancora una volta riconosciuta”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share