Il clima nella sanità sassarese non è dei più idilliaci in questo periodo in cui la seconda ondata di coronavirus sta mettendo a dura prova la tenuta delle strutture sanitarie. Gli operatori hanno spesso denunciato alcune difficoltà alle quali le due Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) del distretto di Sassari hanno voluto rispondere presentando i dati delle ultime due settimane. Negli ultimi quindici giorni, i medici e gli infermieri che compongono le due Unità “hanno effettuato 366 visite domiciliari ed eseguito 1.824 tamponi rino-faringei: 564 sono presso il domicilio dei pazienti; 665 presso le strutture amovibili dedicate al drive-through; 595 agli ospiti e agli operatori delle nove residenze per anziani attualmente monitorate. A questi numeri si aggiungono oltre 150 prelievi ematici”.
Le due Usca hanno un raggio d’azione su ventisette Comuni per un totale di 220mila abitanti: “A queste due, coordinate da Maria Giovanna Piluzza, si sommano altre due Usca presenti nei distretti di Ozieri e Alghero e una quinta pienamente attiva nell’ambito di tutta la provincia di Sassari. Una sesta Usca, inoltre, è già stata attivata ed entrerà in funzione nei prossimi giorni”. Ancora, nel comunicato inviato dall’Ats si legge che “in queste settimane caratterizzate dalla cosiddetta seconda ondata dell’emergenza pandemica da Covid-19, le Usca del distretto di Sassari stanno offrendo il proprio contributo per assistere tutti i pazienti sintomatici segnalati dai medici di medicina generale o quelli appena dimessi dall’ospedale che ancora necessitano di assistenza”.
L’iter ha questo sviluppo: “Una volta contattati dai medici di base o dai servizi sanitari territoriali, i componenti dell’Unità speciale contattano telefonicamente il paziente per programmare la visita. L’accesso domiciliare spesso vede coinvolti, oltre al paziente, anche i familiari più stretti. Durante la visita, gli operatori sanitari effettuano il tampone, prescrivono la terapia farmacologica se non vi ha già provveduto il medico e forniscono le indicazioni per la gestione dei contatti all’interno del nucleo familiare. Una volta ricevuto l’esito del tampone, riprogrammano gli esami di controllo e sorvegliano l’andamento del quadro clinico e della situazione epidemiologica senza mai sostituirsi al medico di medicina generale che è il titolare dell’assistenza del proprio paziente”.
Non sempre però le cose funzionano: “Purtroppo l’attuale evoluzione della pandemia nel territorio può determinare qualche ritardo nella presa in carico dei pazienti. Le richieste sono numerose e in alcuni casi improprie. Per questo è opportuno ricordare che le Usca possono essere attivate solo dai medici di medicina generale o dai servizi sanitari territoriali. Le altre richieste, seppur prese in carico dai componenti delle Usca, comportano un rallentamento nelle procedure sanitarie e gestionali”.
Precisati i dati sulle attività arriva l’ultima difesa perché “in una situazione di grande complessità come quella attuale, dove l’impegno e lo spirito di abnegazione dei giovani medici e infermieri che compongono le Unità speciali dei distretti non può essere messa in dubbio, è necessario che tutti gli attori coinvolti al contrasto dell’epidemia collaborino tra loro con grande senso di responsabilità ed etica professionale. In questo modo si stanno già realizzando le sinergie utili per dare risposte concrete e puntuali ai cittadini”.