È in peggioramento la curva epidemiologica del Covid in Sardegna nella settimana tra l’1 e il 7 dicembre, anche se si assiste a una leggera frenata. È quanto registra la Fondazione Gimbe nel suo consueto report settimnale. I casi attualmente positivi per 100mila abitanti passano da 168 dell’ultima settimana di novembre a 190, ma con un aumento dei nuovi casi del 13,6 per cento rispetto alla settimana precedente, quando l’incremento era stato del 24 per cento.
La provincia di Sassari – dove peraltro è stata riscontrata la presenza della variante Omicron – resta quella con il maggior numero di casi per 100mila abitanti (78), seguita a ruota da quella di Nuoro con 76 e dal Sud Sardegna con 72. Staccati l’Oristanese, con 59, e la Città metropolitana di Cagliari con 33. Restano sempre sotto soglia di saturazione i posti letto in area medica (6 per cento) e in terapia intensiva (4 per cento). Aumento dei contagi confermato anche dall’ultimo bollettino: nelle ultime 24 ore si registrano 181 casi positivi (più 43) sulla base di 1.965 persone testate. Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 7.377 tamponi per un tasso di positività del 2,4%. Si registra anche il decesso di due persone. I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 9 (più 1), mentre quelli in area medica sono 93 (più 4).
Sul fronte vaccini, sempre la Fondazione Gimbe rivela che i sardi che hanno ricevuto le due dosi iniziali rappresentano il 78,6 per cento della popolazione residente (media italiana 77,3 per cento). A questi bisogna aggiungere un ulteriore 2,4 per cento che ha ricevuto solo la prima dose. Tuttavia, il presidente provinciale delle Acli di Sassari e di Acli Salute Sardegna, Salvatore Sanna, lancia un allarme: “La Regione Sardegna non sembra organizzata per garantire la terza dose di vaccino anti Covid alle persone tra i 60 e gli 80 anni che sono vicine ai cinque mesi dalla somministrazione della seconda dose. Molti ci segnalano di aver prenotano tra oltre due mesi, a più di cinque mesi dalla precedente, con una copertura di anticorpi insufficiente in un momento in cui bisognerebbe vaccinare rapidamente chi lo richiede”.