Coronavirus, coop soccorso in protesta: “Poca sicurezza, mancano i dispositivi”

Pronti a far suonare le sirene delle ambulanze per segnalare il problema della sicurezza sul lavoro nella lotta al coronavirus. È il grido di allarme di oltre 40 tra cooperative e associazioni no profit con 47 postazioni in tutta l’isola e circa mille dipendenti con turni di reperibilità che vanno dalle 24 ore sino a scendere da frazioni di 12, 6 e 3 ore. “È stato sottovalutato il problema delle protezioni – questa la denuncia dell’Sgb, sindacato generale di base – stiamo parlando di veri professionisti del soccorso, sempre aggiornati e sempre in prima fila. È vero che la convenzione con Areus prevedeva che tutte le postazioni fossero dotate di dispositivi di protezione individuale, ma poi in un’emergenza simile si è scoperto che il fabbisogno era maggiore di quello previsto”.

Comunque in campo. “Diverse cooperative – continua il sindacato – con il coinvolgimento degli enti locali, sono riuscite di iniziativa loro a organizzare il servizio. C’è da evidenziare che le mascherine consegnate fino ad ora non erano idonee: non proteggevano né l’operatore né il paziente. Fino a fine marzo dalla Regione Sardegna non è stato consegnato neanche un Dpi. Sono arrivati adesso circa 6mila pezzi, quando servirebbero circa 30 mila”. Secondo l’Sgb occorre una ricognizione seria del fabbisogno.

“La Regione – insiste la sigla – deve fare valutazioni diverse, non può far finta che siamo dei fantasmi. Rischiamo quotidianamente la nostra vita per salvare le altre”. “Appena finisce questa emergenza, siamo pronti – avverte il sindcato di base – a far suonare le nostre sirene per dire basta a questa situazione. E in attesa di risposte informeremo i prefetti”.

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