Dall’emergenza coronavirus colpo di grazia per la coltura dei carciofi in Sardegna, terza regione in Italia per produzione dopo Sicilia e Puglia. Una perdita – denuncia Coldiretti – stimata in venti milioni di euro e con tanto prodotto che rimarrà sui campi. E dopo una stagione cominciata in salita a causa dei cambiamenti climatici. Ma il dramma si sta verificando in questi giorni con il blocco delle vendite. “Confidavamo in marzo ed aprile per recuperare in parte questa pessima annata – dice Giuseppe Onnis, produttore di carciofi e presidente Coldiretti Samassi – invece ci ritroviamo con i carciofi nel campo e quel poco che vendiamo lo diamo a prezzi ridicoli, 25 centesimi rispetto ai 60-70 di media”. Niente sbocchi nei mercati e stop alle vendite nei ristoranti.
“Abbiamo chiuso la cooperativa da ormai due settimane – dice sconsolato il presidente della Collettiva di Samassi Giancarlo Secci, a nome dei cento conferitori – In questo periodo in media vendiamo dai 250 ai 300mila carciofi al giorno, ma anche ieri sera i clienti di Roma e Firenze hanno confermato che non ci sarebbero stati ordini”. Solo per Samassi, uno dei maggiori produttori delle varietà tardive, la perdita è stimata in circa 7 milioni di euro. I vertici di Coldiretti chiedono sostegno ai supermercati e ai consumatori sardi: “Aiutate i produttori locali” questo l’appello del presidente e del direttore Battista Cualbu e Luca Saba.