I medici in Sardegna sono in “condizioni di massima insicurezza”. È l’allarme lanciato dall’ordine dei professionisti sanitari di Cagliari, Oristano e Nuoro, proprio nei giorni in cui diverse procure dell’Isola hanno aperto inchieste sulla gestione dell’emergenza in alcuni ospedali. I presidenti Raimondo Ibba, Antonio Sulis e Maria Giobbe sono pronti ad avviare iniziative di autotutela “in mancanza di correttivi” come “la sanificazione di tutti gli ambienti in cui si svolga assistenza alle persone” e dispositivi di protezione individuali (Dpi) e tamponi ad ogni operatore sanitario”.
La nota continua così: “Se dovesse davvero arrivare il picco, ci auguriamo che la ‘faraonica’ organizzazione predisposta dalla Regione sia in grado di reggere l’urto, visto che agli inizi dell’emergenza era stato dichiarato che ‘saremmo stati capaci di governare 110.000 casi’ – osservano i medici – Non si è riusciti neppure a mettere a disposizione di medici e infermieri i necessari Dpi, mascherine e guanti soprattutto, e non si è proceduto alla sanificazione preventiva degli ambienti di lavoro, soprattutto quelli che in cui si concentra maggiormente il rischio della presenza del virus, guardie mediche comprese”. Non solo, per i medici “non è in atto alcuna iniziativa concreta sulla individuazione dei portatori asintomatici e non è stata data alcuna indicazione comportamentale specifica alle strutture sanitarie private”.