Voli bloccati e poca o nessuna voglia di pensare alle vacanze: agenzie di viaggio in ginocchio per il coronavirus. E ora parte la mobilitazione con l’invio di una lunga e-mail a premier, deputati, presidente della Regione e consiglieri regionali. L’aiuto di 600 euro? Poca roba perché, spiegano i titolari, i costi delle attività, anche con un solo dipendente, sono almeno dieci volte superiori a quella cifra. Con il blocco improvviso della mobilità delle persone – denunciano – e con l’obbligo di rimborso o di emissione voucher abbiamo perso gli ultimi sei mesi di lavoro e perderemo i prossimi sei e un anno di sacrifici finirà in fumo. Altri pericoli: licenziamenti e perdite di denaro o cause giudiziarie per i mancati rimborsi di alcune compagnie aeree o di hotel. Gli agenti chiedono una serie di contromisure.
A cominciare dai prestiti a tasso zero garantiti della Regione o dallo Stato, da restituire fino a 24 mesi, con data di pagamento della prima rata dopo 3 mesi dalla erogazione. E poi sospensione di mutui, contributo di sostegno al reddito di mille euro per almeno sei mesi, ammortizzatori per i dipendenti. E ancora: esonero contributi Inps per almeno 12 mesi, proroga delle scadenze fiscali, sgravi per i clienti viaggiatori. Misure che, avvertono i titolari delle agenzie, dovrebbero entrare presto nel prossimo decreto urgente o in un provvedimento legislativo regionale. Misure necessarie – questa la conclusione dell’appello – per scongiurare il tracollo economico del settore, un epilogo inevitabile nel caso in cui la politica si dimostrasse sorda rispetto alle nostre richieste.