In Sardegna, dal mese di luglio, esiste una nuova realtà di eccellenza nel campo sanitario, settore oculistica. Una realtà che procede a passo spedito e senza intoppi: quella della trapiantologia corneale. La sua “casa” è l’undicesimo piano dell’ospedale Brotzu di Cagliari. In questo caso si tratta di interventi di alta chirurgia finalizzati a restituire la funzionalità visiva agli occhi ormai compromessi da malattie invalidanti. Interventi che fino a pochi mesi fa venivano eseguiti solo in pochi centri della penisola, obbligando i sardi ai soliti viaggi della speranza. Questa nuova realtà sanitaria restituisce un po’ di ottimismo al malandato panorama sanitario regionale.
Simonetta Demontis è la responsabile della nuova unità specialistica nel trapianto di cornea del reparto di Oculistica.
Dottoressa, come è iniziata questa nuova avventura professionale?
È un’attività specialistica che è stata fortemente voluta dal capo dipartimento, il dottor Fausto Zamboni, e dalla
direzione sanitaria dell’azienda Brotzu. Ma abbiamo un grosso sostegno ad andare avanti anche dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru. Nel mese di settembre 2013 fu pianificato il progetto. A gennaio dell’anno successivo fui inviata presso la clinica Villa Igea di Forlì in cui opera il professor Massimo Busin, un luminare nel suo campo, per essere formata nel campo del trapianto di cornea. Vi rimasi fino a settembre. Poi il reparto di oculistica fu organizzato per accogliere la nuova attività specialistica.
Molto semplicemente in che cosa consiste il trapianto?
Stiamo utilizzando la così detta “tecnica lamellare” che offre importanti vantaggi. In pratica si interviene solo sulla parte malata della cornea salvaguardando gli strati corneali sani. Il trapianto lamellare consente quindi di ottenere gli stessi risultati di un trapianto totale, ma con una ripresa funzionale più rapida e minori rischi di rigetto.
Quindi arrivò il fatidico giorno…
Sì, era il 3 luglio, venerdì. Abbiamo eseguito i primi quattro trapianti. Tutti perfettamente riusciti. Gli interventi vengono eseguiti da un equipe formata dal professor Busin, da me e dalla dottoressa Cristina Bovone, oltre l’anestesista e gli assistenti. Ricordo ancora la grande emozione che ne seguì. Ma la gratificazione vera arriva vedendo i risultati.
Quanti trapianti avete eseguito fino ad oggi?
Sono 22. Fortunatamente in nessuno di questi abbiamo avuto complicanze. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere quota 50 trapianti entro il primo anno di attività, portando le sedute operatorie da due al mese a una alla settimana. Un traguardo importante che però è confortato dalla forte richiesta. Abbiamo infatti già 80 pazienti in lista d’attesa.
Qual è la tipologia dei pazienti che vengono sottoposti a trapianto di cornea?.
Non c’è una tipologia particolare con distinzione di età e sesso. Possiamo dire che la malattia colpisce di più la parte posteriore della cornea nelle persone anziane. Mentre quella anteriore viene interessata prevalentemente nei soggetti più giovani.
Una grande responsabilità, la sua…
Ci sono un milione di cose da fare, da controllare e controllare ancora. Perché niente può essere trascurato. Ma come ho già detto la gratificazione dei risultati è talmente appagante che ogni fatica passa in secondo piano. E poi ci sono tante persone che attendono di riacquistare la vista. Questo basta.
La signora Benedetta è una delle prime pazienti sottoposte a trapianto di cornea, si trova lì per un controllo periodico. È una arzilla nonnina di 81 anni. Viene da Iglesias. Racconta senza indugio la sua esperienza.
“Avevo la cataratta in tutti e due gli occhi”, ci dice. “Poi sono stata operata ma evidentemente l’intervento al sinistro non è andato bene”, racconta sconsolata. “A quell’occhio non vedevo quasi più niente e mi faceva anche male. Poi abbiamo saputo che qui all’ospedale Brotzu forse avrebbero potuto fare qualcosa. Così ci siamo messi in contatto”. Ora gli occhi della signora si fanno più luminosi. “Sono tutti molto gentili. La dottoressa poi lo è ancora di più. È premurosa. Mi ha preso per mano fin dalla prima volta che l’ho incontrata. E lo fa ancora oggi quando mi accompagna nel corridoio fino all’ambulatorio dove mi controlla, con gli strumenti, l’occhio operato. E’ molto precisa. Ho fatto tutto nel giro di un mese”, ci dice con fare affabile. “Prima gli esami e poi, il 28 agosto, l’intervento. Nei due giorni che ho passato in ospedale sono sempre stata seguita in tutto. Oggi, dopo quasi due mesi dall’intervento, la dottoressa mi ha detto che sta andando tutto alla perfezione. E anche la mia vista è ritornata quasi normale. Quasi un miracolo”.
Carlo Martinelli