La Procura di Cagliari ha ordinato ulteriori accertamenti nell’ambito dell’indagine sul duplice omicidio di Luigi Gulisano e Marisa Dessì, i coniugi di 79 e 82 anni trovati senza vita nella loro abitazione di via Ghibli il 5 dicembre 2024. Venerdì 16 maggio la sostituta procuratrice Rossana Allieri conferirà l’incarico al medico legale Roberto Demontis, che dovrà esaminare in particolare alcuni reperti cutanei per cercare di determinare con maggiore precisione la data del decesso.
Il decesso per arresto respiratorio rimane la causa principale indicata finora, accompagnata dal ritrovamento di nitrito di sodio nell’apparato digerente di entrambi i corpi. Un elemento che ha condotto gli inquirenti a ipotizzare un possibile avvelenamento tramite l’assunzione della sostanza disciolta nel caffè.
Agli accertamenti parteciperà anche il consulente della difesa di Claudio Gulisano, 44 anni, uno dei figli della coppia e unico indagato per il duplice omicidio. L’uomo è detenuto nel carcere di Uta dal 30 dicembre scorso. È assistito dall’avvocato Luigi Sanna. L’altro figlio della coppia, invece, è parte offesa, rappresentato dall’avvocato Gianluca Aste.
Parallelamente, i carabinieri del Ris sono stati incaricati di svolgere ulteriori analisi su alcuni indumenti e un paio di scarpe sequestrati nella cella di Gulisano. L’obiettivo è chiarire se possano emergere elementi utili a supportare o smentire l’ipotesi accusatoria.
Rimane incerta la dinamica esatta del duplice omicidio. Se da una parte l’ipotesi iniziale verteva sull’avvelenamento, con il sospetto di una contaminazione intenzionale del caffè con il nitrito, nel corso delle indagini è emersa anche la possibilità che i due anziani siano stati soffocati con dei cuscini. In tal caso, la sostanza tossica potrebbe essere stata impiegata con lo scopo di simulare un’intossicazione alimentare, magari da funghi.
Secondo la Procura, il movente sarebbe di natura economica. Claudio Gulisano, in difficoltà finanziarie per via del fallimento di un market ricevuto in dono dal padre, avrebbe agito per assicurarsi l’eredità familiare, comprendente alcune proprietà immobiliari in città. A supportare l’ipotesi accusatoria vi sarebbero alcuni filmati che collocherebbero l’indagato in luoghi incompatibili con il suo alibi, testimonianze e contenuti estratti dai telefoni cellulari delle vittime e dello stesso Gulisano.