Comitato Se Non Ora Quando: “Il potere è ancora in mano agli uomini”

“Il movimento Se Non Ora Quando ha aggregato la rabbia delle donne in una battaglia precisa – il degradante modello di relazione uomo-donna del berlusconismo – portando in piazza oltre un milione di persone. E così hanno fatto i comitati di denuncia del femminismo. Smarrendo, però, col tempo la loro forza”. Così scrive Sabina Minardi sull‘inchiesta ‘Le donne hanno perso’ pubblicata nei giorni scorsi dal settimanale L’Espresso.

E così SNOQ, collettivo composto in gran parte da donne, avrebbe col tempo perso efficacia. Scomparso (o quasi) dalla scena politica il nemico numero uno Silvio Berlusconi con il suo entourage di olgettine e il suo corredo di barzellette sessiste, sembra che i movimenti femministi più giovani siano in silenzio. È davvero così? Lo abbiamo chiesto alle donne cagliaritane, 43 iscritte e una decina di attiviste impegnate nel quotidiano, che fanno parte del gruppo.

Cos è rimasto delle lotte femministe degli anni Settanta? Quello della parità è un obiettivo raggiunto o c’è ancora tanto da fare?
Il femminismo non ha perso e non ha nemmeno rallentato la sua corsa. Ha semplicemente mutato la sua forma perché ogni movimento è frutto del momento storico e della generazione in cui si vive. Oggi continua nell’impegno di donne che non hanno mai abbassato la guardia rispetto a tematiche proprie del femminismo, donne attive nei movimenti, nei circoli e nelle diverse associazioni diffuse nei territori . Se oggi siamo ciò che siamo, libere di studiare, di votare, di divorziare e di essere noi stesse lo dobbiamo al movimento femminista che ricordiamo non è nato negli anni Settanta ma nel XIX secolo, quando la condizione della donna era di assoluta e totale sottomissione al potere maschile che non le riconosceva alcun diritto e libertà. Oggi rispetto al passato abbiamo raggiunto diversi riconoscimenti e diritti, ma il pericolo è che in maniera subdola ci vengano scippati e vengano rimessi in discussione. Pensiamo alle discriminazioni di genere sul lavoro e alla disparità salariale tra uomo e donna, a quello del diritti all’accesso alla Legge 194 a causa della diffusione massiccia dell’obiezione di coscienza che di fatto impedisce l’attuazione della legge, alla violenza sulle donne e alla difficoltà nell’abbattimento degli stereotipi di genere. Parafrasando Eduardo Galeano, la parità è come l’utopia: ogni volta che ci muoviamo verso di lei, si allontana. La parità si sposta di continuo in avanti e c è ancora molto da fare, soprattutto in ambito educativo e culturale. Fin dall’infanzia tendiamo a educare i nostri figli e le nostre figlie in modo diverso, stereotipato, che condiziona poi in futuro il loro modo di essere donne e uomini. Solo il lavoro congiunto di madri, padri, maestri, maestre e di tutta la società può destrutturare gli stereotipi e le discriminazioni di genere. Le leggi sono importanti, essenziali, ma non sono sufficienti senza una vero cambiamento di cultura. Per tutte queste ragioni la battaglia non è finita e ancora di più abbiamo bisogno di un nuovo femminismo.

È vero che dopo le grandi manifestazioni del periodo contro Berlusconi Snoq avrebbe perso la sua forza?
La grande manifestazione che si è svolta il 13 febbraio 2011 in 230 città d’ Italia ha rappresentato un cardine e un anello di congiunzione tra le donne che hanno partecipato alle lotte degli anni 70 e le nuove generazioni. In gioco c’era nuovamente la dignità e l’autodeterminazione delle donne che per questa ragione non potevano stare in silenzio. Questa grande mobilitazione nazionale ha dato vita poi a una serie di movimenti e comitati di donne che concretamente si adoperano in tutti i territori. Anche Se non Ora Quando è una rete di comitati diffusi e attivi in tutta Italia, dove però l’azione di ogni singola realtà locale si sviluppa e si nutre nel singolo territorio, nei quali è più semplice ed efficace leggere i bisogni e le necessità locali.
Nel quotidiano dove si concentrano le vostre attività?
L’azione di Snoq ha l’obiettivo di contribuire a superare le disuguaglianze culturali, politiche, lavorative e sociali tra uomini e donne per garantire il principio di parità e creare reali pari opportunità e pari occasioni favorevoli nell’esercizio dei propri diritti, partendo dalla valorizzazione delle differenze di genere in ogni ambito. L’Associazione SNOQ Cagliari realizza iniziative culturali, momenti di confronto, eventi informativi e azioni di sensibilizzazione nel territorio dell’Area Vasta di Cagliari in materia di tutela dei diritti delle donne: rappresentanza di genere paritaria, pari opportunità nel mercato del lavoro e servizi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, contrasto della violenza sulle donne e femminicidio, oltre che iniziative mirate alla diffusione dell’educazione di genere, alla decostruzione degli stereotipi di genere e a sviluppare cultura basata sulla valorizzazione delle diversità. Inoltre Snoq è riuscita a creare e rafforzare una rete con i soggetti sia pubblici che privati che si occupano di politiche di genere, perché solo attraverso una rete è possibile agire in maniera organica per creare concretamente cambiamento culturale.
Le donne al potere: qual è la realtà in Sardegna?
Bisogna fare delle distinzioni: se per potere intendiamo che le donne assumono delle posizioni apicali qualche passo avanti in Sardegna si sta facendo, pensiamo alla Rettrice dell’Università, per esempio, o alla Presidente dell’ordine degli psicologi della Sardegna. Se parliamo di politica invece la situazione è certamente poco rosea. La presenza femminile nella cosa pubblica è ancora molto ridotta, perché storicamente la donna era confinata negli spazi privati. Nel 2013 il consiglio regionale ha bocciato la doppia preferenza di genere dopo la battaglia portata avanti da diverse associazioni come Se non ora quando. In quel modo si è persa un’ennesima occasione di civiltà che avrebbe certamente aiutato le donne a entrare in un mondo, quello delle istituzioni, che è ancora troppo maschile.

(foto di Dietrich Steinmetz)

Francesca Mulas

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