Chiusa l’inchiesta su Alberto Scanu: confermata l’accusa di bancarotta

A poco più di tre mesi e mezzo dall’arresto dell’ex numero uno di Confindustria Sardegna e della Sogaer, Alberto Scanu, 52 anni, si è chiusa l’inchiesta della Procura della Repubblica di Cagliari sul fallimento di una serie di società del Gruppo Scanu. Aziende che, secondo il pm Giangiacomo Pilia e la Guardia di finanza, sarebbero state prima svuotate e poi fatte fallire con un vorticoso giro di denaro che alla fine avrebbe provocato un ‘buco’ di 60 milioni di euro. Come rivela L’Unione Sarda, i finanzieri hanno notificato gli avvisi di chiusura delle indagini preliminari a Scanu e agli altri 10 indagati e non vi è stato nessun cambio di imputazione rispetto alle trenta ipotesi di reato – tra bancarotta, semplice, fraudolenta, con distrazioni e altri reati – che hanno fatto scattare le misure cautelari ad ottobre scorso.

Confermate quindi le accuse per i fratelli Alberto (ancora ai domiciliari) e Laura Scanu, il commercialista sardo Giovanni Pinna e il collaboratore Valdemiro Giuseppe Peviani. Indagini chiuse anche per gli altri indagati, finiti a vario titolo nell’inchiesta: si tratta di Paolo Zapparoli, originario di Varese e residente a Milano; Pier Domenico Gallo, di Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, con residenza in Svizzera; Paolo Moro, di Milano; Caterina Della Mora, nata a Udine e residente a Lugano; Domenico Falchi, di Macomer; Enrico Gaia e Francesco Zurru di Cagliari. Tutti avrebbero rivestito ruoli all’interno delle nove società fallite finite sotto la lente della Procura. Ora gli indagati potranno presentare memorie difensive o documenti, oppure chiedere di essere interrogati, prima che il pm Giangiacomo Pilia decida se chiedere il rinvio a giudizio.

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