Chiude nel cimitero i parenti dei morti. Poi la Polizia obbliga custode a riaprire

Si è chiuso alle spalle il cancello del cimitero, come fa ogni giorno. Solo che ieri il custode di San Michele, il camposanto di Cagliari, il più grande della Sardegna, sapeva che dovevano ancora raggiungere l’uscita alcuni parenti e amici dei defunti. Ma lui non ha voluto sentire ragioni, benché altre persone lo avessero avvisato. È salito in macchina e ha lasciato ‘prigionieri” tra i cipressi.

La surreale scena è cronaca di ieri. Al cimitero di Cagliari c’erano tre tumulazioni di fila, alle sei di sera. La seconda è finita quando la prima sirena annunciava che di lì a poco il camposanto avrebbe chiuso. Ma ormai gli ultimi atti della sepoltura erano programmati. Tanto che la terza tumulazione è cominciata quando stava suonando la seconda sirena. Con parenti e amici assolutamente incolpevoli, perché l’organizzazione non è certo una faccenda che possono gestire le famiglie.

Fatto sta che il custode di San Michele ha deciso che, pazienza, se qualcuno non aveva ancora raggiunto l’uscita. Alle 18,40 ha chiuso il cancello. Dentro il camposanto non solo c’era ancora una macchina parcheggiata, ma chi usciva alla spicciolata e a passo svelto, faceva presente che un gruppetto era ancora indietro.

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A quel punto sono partite le chiamate alla Polizia municipale. L’ultima alle 18.56, quando un gentilissimo agente ha comunicato di aver già raccolto la segnalazione e richiamato all’ordine il custode. Alle 19 e qualche minuto, a bordo di una Ford, lo stesso dipendente del cimitero è tornato a San Michele. Dando l’impressione di essere quasi seccato. Ha (ri)aperto il cancello e liberato parenti e amici dei morti.

Ora: stando a quanto riferito dal custode, il suo orario di lavoro finiva alle 18.30. Quindi aveva già sforato di dieci minuti quando è andato via la prima volta, alle 18,40. Ma se poi è dovuto tornare mezz’ora dopo, non si capisce la ratio di quella prova di forza con ‘sequestro’ di parenti e amici.

Forse sarebbe meglio pagare gli straordinari al custode del cimitero, o ritoccare il suo contratto di lavoro, piuttosto che assistere a quella penosa farsa con ‘punizione’ della chiusura dentro il cimitero per oltre mezz’ora. Anche perché non è che si dovesse imparare chissà quale lezione. A Cagliari, ieri sera, si è assistito solo a un’indecente assenza di sensibilità. Anche perché nessuno dei parenti e amici tenuti in ostaggio era lì per giocare.

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