Chilivani, 23 anni dopo: il 16 agosto 1995 la strage di Ped’e semene

Walter Frau non aveva neanche trent’anni, il collega Ciriaco Carru era appena più grande. Quel pomeriggio di 23 anni fa, quando la centrale operativa dei carabinieri di Ozieri li mandò a controllare una betoniera parcheggiata a bordo strada a Chilivani, frazione di Ozieri, nella zona di Pede ‘e Semene, i due giovani non immaginavano che su quella piana avrebbero trovato la morte. La strage di Chilivani del 16 agosto 1995 è uno dei delitti più efferati nella storia della criminalità sarda: banditi pronti a tutto pur di portare a termine il piano di una rapina milionaria, perfino a scaricare raffiche di Kalashnikov contro i due agenti in servizio. Per quel delitto oggi Andrea Gusinu, Salvatore Demontis, Sebastiano Pirino e Salvatore Sechi stanno scontando l’ergastolo, altri due componenti della banda, Milena Ladu e Cosimo Cocco, sono stati condannati a 24 e 22 anni. Un’altro dei rapinatori, Graziano Palmas, si è tolto la vita poche ore dopo lo scontro per evitare l’arresto.

Quel pomeriggio Walter Frau di Porto Torres e Ciriaco Carru, di Bitti ma cresciuto a Chiaramonti, rispettivamente carabiniere scelto e appuntato scelto, vennero mandati a controllare una betoniera parcheggiata nelle campagne di Chilivani, risultata rubata in un cantiere di Arzachena durante la notte e lasciata lì insieme a un’altra auto, anche questa rubata. Sul mezzo c’erano armi, un passamontagna e una ricetrasmittente: la betoniera doveva servire per bloccare la strada a due portavalori carichi di soldi che arrivavano dalla Costa Smeralda. I due carabinieri fermarono un uomo che si allontanava dalla zona, Salvatore Giua, di Buddusò, che aveva guidato il mezzo pesante fin lì: in quel momento vennero colpiti alle spalle da una raffica di colpi sparati dagli altri tre banditi appostati vicino, Graziano Palmas di Chilivani, Sebastiano Pirino di Arzachena e Andrea Gusinu di Padru.

Una pioggia di proiettili da ogni direzione, alla quale i militari risposero con le pistole d’ordinanza. Tutto inutile, i potenti Kalashnikov non lasciarono loro scampo:  Carru fu colpito al torace, alla testa e alle gambe, il collega fu giustiziato in maniera spietata quando era già a terra, ferito e con la pistola ormai scarica. Nel conflitto fu ucciso anche l’altro bandito, Giua. I malviventi cercarono di fuggire ma vennero arrestati poche ore dopo. Le indagini portarono poi a individuare il resto della banda: Salvatore Sechi e la sua fidanzata Milena Ladu, entrambi di Olbia, Sebastiano Demontis di Buddusò, Cosimo Cocco di Bonarcado.

I due carabinieri morti in servizio sono stati insigniti due anni fa della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Sulla tragedia, però, nonostante le condanne definitive, è sempre rimasto il dubbio che dentro la banda ci fossero altri criminali, forse ancora più potenti, sfuggiti alle indagini.

Francesca Mulas

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