“Ti sputo in faccia”. È un Cellino furibondo quello che il 20 ottobre scorso, nel corso di una telefonata intercettata a allegata agli atti, racconta a un giornalista fidato la stizza nei confronti di Mauro Contini. La colpa del sindaco? Il tentennamento nella firma delle autorizzazioni per lo svolgimento, a Is Arenas, del match contro il Siena.
Cellino svela di aver detto a Contini che gli avrebbe “sputato in faccia”. E prosegue: “Me lo deve dire in faccia Mauro che non vuole firmare domani… perché ha paura… di cosa hai paura? Che ti denunci Gessa o cosa? Non me ne sbatte un cazzo, sei un vigliacco, va bene, ma non accetto altro”.
Le intimidazioni colpiscono nel segno. Un chiaro esempio si avrà in occasione della partita contro la Juventus, in programma il 21 dicembre. In un primo momento Contini specifica che non può firmare l’autorizzazione per i “problemi e le carenze dello stadio”, ammettendo di fatto di aver firmato le autorizzazioni precedenti “contra legem”. Pochi giorni dopo, il dietrofront e la firma non più di una licenza d’uso, bensì e “in via eccezionale”, di una anomala “autorizzazione alla disputa” della partita.
Ma il presidente del Cagliari ne ha per tutti, Gessa compreso, tanto che in un’altra intercettazione si rivolge al vicepresidente della società rossoblu Marcello Vasapollo e gli dice, testualmente: “Vai in Comune a prendere a calci in culo il Gessa”. Insomma: le norme di legge per il patron del Cagliari Calcio sembrano piuttosto degli insignificanti quanto seccati cavilli burocratici.
“Cosa dobbiamo fare noi, che ci dica quello che bisogna fare, devo andare in Comune a prenderlo a calci in culo – ribadisce Cellino – perché tutto quello che facciamo si ferma a Gessa qui, eh? Bisogna muoversi il culo, perché qui… hai visto lì? Arrivi ad un certo punto Gessa, Gessa… Marongiu gli ho detto ‘devi andare in Comune? No’, gli ho chiesto a te per una cosa che sai… e a Pusceddu per l’altra… Ci andate insieme e domani mattina gli spaccate la scrivania”.
E ancora, riferendosi all’iter amministrativo: “Noi non le sappiamo fare queste cose, non siamo burocrati, capitooo Marcello?”.
Pablo Sole