Con il canto dei vespri solenni, presso la Basilica cittadina intitolata al patrono di Cagliari San Saturnino, sono entrati nel vivo i festeggiamenti in onore del Martire. La celebrazione, presieduta dal vescovo monsignor Giuseppe Baturi, nel giorno della vigilia, è stata caratterizzata dal tradizionale messaggio alla città.
«L’annuale celebrazione di San Saturnino, del giovane martire patrono della città, induce a pensare con serietà alla sorte di questi fratelli che hanno lottato per la loro fede e per essa hanno donato la vita». Con queste parole si apre il messaggio pronunciato dall’Arcivescovo. I temi sviluppati sono stati cinque: le vicende dei martiri come testimoni del cristianesimo, e in particolare l’eredità che Cagliari riceve da Saturnino. La responsabilità dei cristiani verso la propria città che vista con lo sguardo della fede diventa «casa comune». L’invito di papa Francesco che ci esorta a scorgere non solo la presenza di Dio ma anche «la domanda di Lui nel cuore di ogni uomo andando alla ricerca del perdono e della giustizia». Il quarto punto approfondisce invece il tema dei cambiamenti epocali che rendono Cagliari una città sostenibile e multiculturale, con il conseguente invito «a concorrere a creare un clima di incontro e un orizzonte comune». Il messaggio si chiude invece con una riflessione: «Serve un desiderio gratuito e un impegno costante e instancabile. Con la grazia di Dio e per intercessione di San Saturnino, ci mettiamo al lavoro».
«Fin dal primo cristianesimo – si legge nel messaggio – questi fratelli furono chiamati “martiri”, ossia “testimoni”, per significare che in primo piano non è anzitutto il loro eroismo e la loro grandezza morale ma semmai, con le parole e l’esempio, un Altro tra noi. La vicenda dei martiri “testimonia” un amore più grande della paura e dell’odio, un amore che è una Persona, un Vivente dalla cui mano nessun potere può strapparci, se solo decidiamo con semplicità di cuore di abbandonarci al suo amore e speriamo dalla sua provvidenza la felicità piena».
«Per realizzare la nostra missione di cristiani, il punto di partenza non è il “progetto” o l’”obiettivo”, ma lo sguardo di fede capace di scoprire la presenza del Dio che «abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La considerazione del credente non può limitarsi ad una analisi della situazione storica, economica e sociologica, magari lamentando il progressivo allentamento dei legami ecclesiali e l’avanzata del processo di secolarizzazione». Il terzo punto del Messaggio cita il Santo padre: «Il Papa ci invita a scorgere non solo la presenza di Dio ma anche la domanda di Lui nel cuore di ogni uomo, la ricerca di un perdono, della giustizia, di un “per sempre” che possa renderci felici e pacificati. Mentre contempliamo il Dio che abita nella città, siamo chiamati a contemplare il senso religioso che, pur confuso e inquieto, abita il cuore degli uomini e delle donne che la abitano». Infine, monsignor Baturi si sofferma attorno al tema della responsabilità. «La comunità cristiana deve sentirsi responsabile di concorrere a creare un clima di incontro e un orizzonte comune tra persone di diversa cultura e di diversa condizione sociale. Pensiamo all’impatto che ha nelle nostre comunità l’incontro con i fratelli del sud del mondo o dell’est di rito bizantino, con le loro percezioni, i loro riti, le loro espressioni culturali».