Castello, da sogno di una piccola Montmartre a quartiere fantasma

di Umberto Zedda

Serrande abbassate, luci spente e poche anime a passeggio: questa è la quotidianità di Castello, il quartiere storico e culturale di Cagliari, che da alcuni anni vive una fase di lento abbandono. Un tempo cuore pulsante della città, oggi Castello è come un reperto chiuso nella teca di un museo, fatto solo per essere guardato. Sardinia Post è tornata nel quartiere per parlare con i residenti dopo il post di denuncia di laria Porceddu, direttrice della scuola di cantautorato Indirizzo d’Autore che aveva segnalato il declino della zona.

Passeggiando tra le strade di Castello, è impossibile non rimanere affascinati dai suoi simboli storici. La maestosa Cattedrale di Santa Maria, con la sua imponente facciata gotico-pisana, domina la piazza centrale e racconta secoli di storia, e poco distante l’ex Municipio. Castello è anche sede di altri tesori come il Palazzo Regio, residenza dei viceré durante il periodo aragonese, e le torri medievali di San Pancrazio e dell’Elefante, che svettano a difesa della città. Proprio a queste bellezze da ammirare la mattina, le strette vie acciottolate del quartiere si animano con centinaia di turisti che calpestano i suoi percorsi storici. Tuttavia, dopo pranzo, cala il silenzio: le strade si svuotano, i negozi chiudono, e il quartiere sembra quasi fermarsi.

Il miraggio del cambiamento

Come lo definisce Ilaria Porceddu, Castello è molto più di un semplice quartiere: “Un paese dentro la città”. Tuttavia, il fascino non basta: “Gli abitanti non hanno i servizi fondamentali: un market, un tabacchino, una drogheria – ribadisce dopo il post pubblicato sui social -. Ci sono così poche attività che le persone non tornano più. Quando abbiamo parlato con Massimo Zedda durante la campagna elettorale c’era l’idea condivisa di trasformare Castello in una piccola Montmartre cagliaritana: incentivare artisti e artigiani ad abitare e vivere il quartiere, magari con delle agevolazioni, rendere più nitide le tinte artistiche che lo circondano, ma ad oggi nulla è cambiato”.

La mancanza di servizi essenziali non solo scoraggia i residenti, ma contribuisce anche a creare quella sensazione di abbandono che si avverte camminando per il quartiere, soprattutto nel pomeriggio: “È difficile trovare qualcosa di aperto dopo le 17 e la sensazione è quella di un luogo abbandonato” aggiunge. Peggio ancora, la paura è che Castello possa trasformarsi in un quartiere stagionale, dove le poche attività rimaste lavorano solo durante la stagione turistica, lasciando il resto dell’anno nel silenzio.

Il ruolo delle piattaforme online di prenotazione e gli affitti brevi

A complicare la situazione è l’impatto delle piattaforme di prenotazione online come Airbnb che hanno trasformato molte abitazioni di Castello in alloggi per affitti brevi. Se da un lato questo fenomeno ha incentivato il turismo, dall’altro ha reso difficile trovare una casa per chi desidera viverci. Ora il quartiere, svuotato dai residenti, è riempito dai visitatori di passaggio e dalle poche famiglie rimaste.

“Castello non esiste, è in balia di sé stesso – afferma la signora Bonaria, conosciuta come Biba, proprietaria dello storico negozio di moda La Bottega delle Meraviglie in via Lamarmora – Ci si innamora di questo quartiere, è il cuore della città ed è abbandonato. Non possiamo sopravvivere in questo modo. La mia attività è aperta da 40 anni e continuando così rischio di chiudere”.

“I problemi a Castello ci sono sempre stati e sono sempre stati ignorati. La sera è vuoto – prosegue – invece la mattina è pericoloso: macchine parcheggiate in mezzo alla strada e i passanti son costretti ad entrare nel negozio per evitare di venire investiti. La cosa grave è che nessuno vede mai in zona vigili urbani”.

“I giovani non frequentano Castello perché non c’è più un locale. – spiega Gabriella, castellana da 10 anni – Il quartiere è cambiato negli ultimi 5 anni, prima ci si divertiva, si organizzavano feste ed eventi”.

Secondo i residenti per evitare che il cuore storico di Cagliari diventi un simbolo del passato, anziché una parte viva della città è necessario “incentivare il ritorno dei residenti – ripetono quasi in coro – sostenere le attività locali e regolamentare gli affitti brevi. Con interventi mirati e una visione condivisa, il quartiere potrebbe rinascere, restituendo a Cagliari un cuore che batte non solo per i turisti, ma anche per i suoi cittadini”.

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