Caso Becciu, la difesa di Marogna: “Soldi servivano per liberazione suora”

Cecilia Marogna, la 39enne cagliaritana indagata nell’inchiesta della magistratura vaticana per peculato ed appropriazione indebita di 500mila euro che gli erano stati assegnati per “fini istituzionali”, aveva in realtà ricevuto quel denaro per l’incarico di occuparsi delle ricerche di una suora colombiana missionaria in Mali rapita nel febbraio 2017. Lo scrivono nelle note di difesa depositate dagli avvocati Maria Cristina Zanni e Fabio Federico dello studio Dinoia, alla quinta Corte d’Appello di Milano che oggi ha scarcerato la donna, in cella dallo scorso 13 ottobre su mandato di cattura di città del Vaticano, e ha disposto l’obbligo di firma.

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I due avvocati, riferendosi a quanto scritto nel verbale di arresto dal Procuratore di giustizia d’ Oltretevere – titolare del caso in cui è indagato anche il cardinale Angelo Becciu -, e in particolare ai messaggi riportati nell’atto in cui si dice “che il mediatore deve avere subito a disposizione i soldi” e si identificano le “finalità istituzionale” con la “liberazione” della religiosa, hanno tentato di smontare l’ipotesi accusatoria lamentandosi tra l’altro del “totale silenzio degli inquirenti” e del fatto che non hanno ricevuto le carte per approfondire su cosa si fondano i reati contestati.

Incarico, scrivono che aveva svolto “così bene” al punto da essere riuscita a individuare altri due italiani “in mano ai rapitori”, tra cui Padre Pier Luigi Maccalli. Ad avviso dei due legali, gli importi ricevuti da Cecilia Marogna “rappresentavano il budget per lo svolgimento di tutte e sue attività di intelligence, per le spese da lei sostenute e per il suo compenso (di cui avrebbe potuto disporre a piacimento: presso la Rinascente, Tod’s o dovunque altro volesse)”. Inoltre gli avvocati sottolineano come avesse “svolto piuttosto bene tale incarico dal momento che, nella ricerca della suora, cooperando con le autorità italiane, aveva anche individuato altre due persone, due italiani (padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio) da tempo in mano ai rapitori”.

La riprova, si legge nella memoria difensiva, è nella mail scritta da Marogna al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano lo scorso 7 ottobre per chiedere un colloquio in quanto aveva “raggiunto – questo il testo della missiva al porporato – la risoluzione della definizione pacifica delle 3 persone” su incarico del precedente comandante dell’Aise, “l’ultima decade di agosto e (di aver, ndr) immediatamente informato della fase ultima, il rappresentante attualmente in carica al vertice dell’apparato estero dei Servizi di Sicurezza (…), ma da parte sua non ho più ricevuto notizie”.

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