La situazione delle carceri sarde è sempre più difficile sia per il numero che per la tipologia di detenuti ospitati. A lanciare l’allarme è la presidente dell’associazione ‘Socialismo diritti e riforme’, Maria Grazia Calligaris, che cita i dati diffusi dal ministero della Giustizia. In Sardegna ci sono quasi 900 detenuti ad alta sicurezza e, di questi, novantadue sono al regime di 41bis su un totale di 2.321. Si tratta principalmente di detenuti provenienti dalla Penisola che sono concentrati in cinque istituti penitenziari su dieci. A fronte di questa situazione preoccupa il numero dei direttori “ridotto all’osso” perché sono soltanto quatto e a due di loro “oltre a due o tre carceri, sono assegnati importanti incarichi per il Provveditorato regionale”.
Per quanto riguarda il numero dei detenuti, di particolare attenzione è il superamento del numero regolamentare nelle carceri di Uta, Bancali a Sassari e in quello di Alghero. Nel primo su un totale di 561 posti ci sono 581 detenuti, nell’istituto di Sassari i detenuti sono 475 su 454 posti disponibili, mentre ad Alghero i posti previsti sono 156 ma le persone all’interno sono 161. Situazione al limite anche a Tempio dove i posti liberi sono soltanto sette, a Massama, carcere di Oristano, con 260 detenuti su 265 posti e a Nuoro dove ci sono 276 persone per 385 posti ma una sezione di circa cento unità è chiusa per ristrutturazione. Il sovraffollamento è un problema delicato perché “in assenza di lavoro, i detenuti rischiano di restare dentro le celle per 22 ore su 24. La realtà isolana merita l’attenzione della politica anche perché occorre fare una verifica – sottolinea Caligaris – sulla efficienza del sistema sanitario penitenziario. Sempre più spesso nelle carceri mancano i medicinali con grave nocumento al diritto alla salute, altra norma costituzionale spesso non garantita”.
Altro capitolo riguarda i detenuti stranieri che sono 712 che portano la Sardegna al quattordicesimo posto in Italia: “Un dato sconcertante se paragonato agli abitanti – dice la presidente di Sdr – la Puglia con oltre quattro milioni di residenti è al diciannovesimo posto e la Campania con quasi sei milioni di abitanti è al ventesimo”. Il sovraffollamento, invece, non riguarda le tre Colonie penali sarde che ospitano la metà dei detenuti che potenzialmente potrebbero starci (375 su 692 posti). Ciclicamente vengono annunciati progetti per rilanciare le attività produttive e offrire opportunità di lavoro e formazione ai reclusi, ma ormai il sistema è bloccato anche per “l’inadeguatezza del numero degli amministrativi. L’invecchiamento del personale e quindi il pensionamento stanno incidendo negativamente sulla possibilità di mantenere in vita soprattutto le Colonie penali”.