Le condizioni sanitarie nelle carceri della Sardegna restano in gran parte opache, incerte e, in alcuni casi, preoccupanti. È quanto emerge dai documenti raccolti e pubblicati dall’Associazione Luca Coscioni, che ha ottenuto tramite accesso civico le relazioni inviate dalle aziende sanitarie locali italiane in merito allo stato degli istituti penitenziari.
Nell’Isola, le risposte delle Asl sono arrivate solo in parte, e spesso in modo frammentario o generico. A Sassari, l’Assl 1 ha prodotto una sintetica descrizione del presidio sanitario penitenziario senza allegare alcuna relazione di sopralluogo o ispezione. Un’assenza che rende difficile, se non impossibile, capire se le dichiarazioni sul rispetto degli standard igienici e organizzativi siano effettivamente riscontrabili.
Situazione simile a Oristano, dove l’Assl 5 ha trasmesso solo la relazione del medico incaricato, da cui emerge una grave carenza di personale sanitario. Un vuoto affrontato, come già accaduto altrove in Italia, ricorrendo a liberi professionisti in regime di convenzione: una soluzione temporanea che non affronta il problema strutturale.
Più dettagliata la documentazione fornita da Nuoro. L’Assl 3 ha allegato informazioni sull’organizzazione dei servizi, con qualche dato su qualità dell’acqua e prevenzione dei suicidi. Tuttavia, anche in questo caso manca una vera e propria attività di verifica sul campo: nessuna traccia di ispezioni, sopralluoghi o interventi documentati.
Nella casa di reclusione di Arbus, l’Assl 6 – Medio Campidano segnala il rispetto delle condizioni igieniche minime, ma mette in evidenza gravi criticità nella dotazione sanitaria e nelle strutture. Una situazione che compromette il pieno funzionamento del servizio e mette in discussione la qualità dell’assistenza garantita alle persone detenute.
Ancor più allarmante il vuoto lasciato da tre aziende sanitarie: non hanno risposto all’accesso civico né l’Assl 2 – Gallura, né l’Asl 4 – Ogliastra, né l’Assl 8 – Cagliari. Un silenzio che sottrae alla trasparenza interi comparti del sistema penitenziario regionale, rendendo impossibile una valutazione pubblica delle condizioni igienico-sanitarie nei rispettivi istituti.
Il quadro sardo riflette, in piccolo, una crisi che riguarda tutto il Paese. Secondo i dati aggiornati al 29 maggio, nelle carceri italiane il tasso di sovraffollamento ha raggiunto il 134%. Una pressione costante su strutture già fragili, dove spesso neppure gli interventi di base vengono effettuati. In questo contesto, l’assenza di trasparenza da parte delle aziende sanitarie, sottolinea l’Associazione Luca Coscioni, è un segnale di negligenza istituzionale che può avere ricadute gravi sulla salute e sui diritti fondamentali delle persone detenute. L’Associazione ha annunciato nuove azioni legali e invita a utilizzare la piattaforma FreedomLeaks, attiva dal 2024, per segnalare in modo anonimo e sicuro eventuali violazioni del diritto alla salute all’interno delle carceri.