“Sardegna Cajenna di mafia: 66 tra i più pericolosi uomini della criminalità organizzata nazionale e internazionale, un vero e proprio esercito di capimafia occupa da qualche ora le celle del carcere di Bancali (Sassai). Codice assegnato ai detenuti: 41 bis, i vertici della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta. Con un blitz segreto, durato giorni, i capi del crimine sono stati trasferiti a Sassari. All’appello ne mancherebbero ancora venti, rispetto alle 92 celle predisposte, alcune verranno tenute libere”, è la denuncia del deputato Mauro Pili (Unidos) che ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia, perché riferisca in parlamento, ed ha effettuato una visita ispettiva nel carcere.
“Tra i detenuti uomini di primissimo piano, fra cui Pasquale Zagaria detto Bin Laden, e Raffaele Amato detto O Spagnolo. Un atto di una gravità inaudita – ha aggiunto Pili – consumato nel silenzio e con la complicità delle istituzioni che hanno in modo deplorevole avallato la decisione del governo. Aver trasferito in Sardegna 66 capimafia è un atto di follia. Un piano demenziale contrastato da tutti gli esperti in materia di antimafia e avallato invece da incompetenti che hanno volutamente trasformato la Sardegna in una Cajenna di mafia. I capimafia non vanno concentrati ma semmai separati”. Per Pili “il rischio infiltrazioni mafiose in Sardegna è ora altissimo e ancora più concreto. Un pericolo che alti magistrati, dopo due anni di mie denunce, hanno confermano in modo esplicito, forte e chiaro. Un trasferimento ‘gravissimo’, se personaggi come Pino Arlacchi, responsabile Onu per la lotta alla mafia, hanno definito folle il piano del governo. Affermare come hanno fatto i massimi dirigenti del Dap che non c’è nessun pericolo significa coprire la realtà”.
“Il pericolo non è tanto quello interno al carcere, dove le condizioni sono comunque gravissime, piuttosto le infiltrazioni mafiose o camorristiche – ha sottolineato Pili – in un territorio ancora sano ma oggi piuttosto debole. Insomma il rischio è il movimento indotto intorno al carcere. Un po’ come in passato era avvenuto a Carbonia, nel Sulcis, dove erano stati confinati esponenti della criminalità organizzata con gravi ripercussioni sul fronte dell’ordine pubblico”. “Il mortificante silenzio della regione e della classe politica è l’ennesimo atto di servilismo verso lo Stato e questo governo – ha concluso Pili – che pensa solo a scaricare sulla Sardegna nuove e gravi tensioni”.