Carceri, il ministero cancella Iglesias e Macomer

“La Sardegna dal mese di marzo conta non più 12 ma 10 Istituti Penitenziari. Sono stati infatti cancellati dagli elenchi del Ministero della Giustizia le Case Circondariali di “Sa Stoia” a Iglesias, nel Sulcis, e di “Bonu Trau” a Macomer, nel Nuorese. Un chiaro segnale di una chiusura ormai inappellabile”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento ai dati diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria relativi alla capienza regolamentare e alla presenza dei detenuti aggiornate al 31 marzo scorso.

“Sembrano quindi del tutto tramontate – sottolinea Caligaris – le speranze degli amministratori locali che avevano assunto alcune iniziative per mantenere in piedi gli Istituti Penitenziari. Lo svuotamento degli edifici, con il trasferimento degli Agenti e degli Educatori, sancirà la chiusura definitiva delle Case Circondariali rendendo necessario un progetto per evitarne il degrado”.
“Alla riduzione del numero degli Istituti e quindi dei posti letto passati da 2.774 del mese di febbraio ai 2.671 del mese scorso corrisponde però – osserva la presidente di SDR – una crescita complessiva del numero dei detenuti. Erano 1.834 e sono diventati 1.849 con un incremento di presenze a Tempio Nuchis (+ 32), Cagliari Uta (+23), che con 659 posti regolamentari diventerà presto la struttura penitenziaria regionale più grande per presenze, e Sassari Bancali (+ 10), quest’ultimo ormai giunto quasi alla saturazione (341 detenuti per 363 posti). Le situazioni più delicate attualmente sono tuttavia quella di Nuchis, dove a fronte di 167 posti sono rinchiuse 199 persone, e di Massama Oristano 266 posti per 282 presenze, trattandosi entrambe destinate al regime di Alta Sicurezza”.

“Restano perlopiù sottodimensionate le Case di Reclusione di Is Arenas (70 presenti per 176), Isili (84 per 185) e Mamone (120 per 392). Aldilà dei numeri però è evidente che – conclude Caligaris – è cambiata notevolmente in Sardegna la fisionomia dei cittadini privati della libertà la maggior parte dei quali ormai non solo vengono dalla Penisola ma sono inquadrati in circuiti di alta sicurezza. Una condizione significativa per la tipologia di reati loro ascritti che desta non poche preoccupazioni per l’aumento dei rischi di diffusione e radicamento di forme di criminalità organizzata nel territorio isolano”.

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