“Paradossale situazione nelle tre Colonie penali della Sardegna, le case di reclusione dove sono situate le aziende agricole in cui si praticano agricoltura e allevamento. A fronte di circa 750 posti disponibili attualmente vi lavorano solo 284 detenuti. Numeri significativi se si considera che le aree occupano complessivamente circa 6.200 ettari. Si configura insomma un collasso delle attività lavorative e produttive con pesanti negative ripercussioni sulle finanze dello Stato”, lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme, richiamando l’attenzione sulla necessità di “consentire l’accesso alle Colonie penali ai detenuti che debbano scontare una pena residua di almeno 6-8 anni, mentre attualmente per accedere alle Colonie la pena inflitta o residua non deve superare i quattro anni”. “In Sardegna gli ultimi dati del Ministero della Giustizia indicano – sottolinea Caligaris – una condizione critica delle Colonie. A Is Arenas (Arbus), 2.700 ettari di territorio compresi spiaggia e terre incolte, lavorano 72 detenuti per 176 posti disponibili. Non è diversa la situazione di Mamone (a Lodè) dove per la stessa estensione territoriale sono presenti 123 reclusi mentre la capienza regolamentare è di 392. Analogamente a Isili (800 ettari) lavorano 89 ristretti per 180 posti”.
Sciopero Cobas, i docenti precari in piazza a Cagliari: “Basta diseguaglianze e logiche di mercato”
Sit-in di una rappresentanza di docenti precari sotto il Consiglio regionale, nella cornice dello sciopero indetto dai Cobas…