Carcere di Uta, l’ennesima denuncia: “Il sistema sanitario in agonia con sovraffollamento al 132,5%”

“Il sistema sanitario della Casa Circondariale di Cagliari-Uta con un sovraffollamento al 132,5% è agonizzante”. L’ennesima denuncia sul fronte carcerario in Sardegna arriva da Maria Grazia Caligaris dell’associazione Socialismo diritti e riforme, che sottolinea ancora una volta i gravi disagi che si vivono dietro le sbarre del principale istituto penitenziario della Sardegna. “Assente il responsabile dell’area sanitaria, carenti le figure professionali, i servizi alle persone private della libertà sono totalmente inadeguati – spiega – nonostante gli sforzi e l’abnegazione dei pochi Medici e Infermieri in campo. Familiari e detenuti esprimono viva preoccupazione per la situazione”.

“Abbiamo appreso che sempre più spesso – osserva – mancano i medici del 118 al punto che per le prossime tre notti non ce ne sarà alcuno. Saltano spesso anche i turni pomeridiani con assenza di medici in servizio per carenza di personale, anche perché è andato in pensione uno dei medici a 38 ore e non è stato sostituito. Niente è stato fatto, inoltre, per garantire la presenza della medicina dei servizi. Gravissima l’assenza degli specialisti di cardiologia, dermatologia e diabetologia ma anche quella di oculistica ed ecografia”.

“Nonostante le ripetute segnalazioni – sottolinea Caligaris – la Asl non sembra in grado di dare risposte e nonostante sia stato indetto un nuovo bando per individuare un coordinatore per la sanità penitenziaria di Cagliari-Uta, attualmente l’Istituto ne è totalmente privo con pesanti conseguenze sui detenuti. Sono infatti pronte ma senza firma le relazioni sanitarie richieste dai Magistrati di Sorveglianza per autorizzare eventualmente misure alternative e/o sospensione della pena per gravi motivi di salute fisica e/o psichica. Ciò soprattutto nei casi di incompatibilità con la presenza in carcere per i detenuti con gravi disturbi psichiatrici. La situazione rende difficile l’intera gestione del carcere anche perché detenuti e familiari non trovano risposte alle istanze degli avvocati”.

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