Nel carcere di Sassari un detenuto di 20 anni sta portando avanti da oltre un mese lo sciopero della fame, protesta estrema per chiedere il trasferimento in un istituto più vicino alla famiglia. La denuncia è di Irene Testa, Garante regionale delle persone private della libertà, dopo un’ispezione, questa mattina, nell’istituto nel nord Sardegna, a cui segue un resoconto allarmante: “Quattro ore di visita in una sola sezione e urla continue. Detenuti psichiatrici che parlano da soli, che gridano o che gettano acqua, cibo e detersivo nei corridoi. Tanti i detenuti stranieri che hanno chiesto di poter avere vestiti e scarpe”.
Nessun racconto, prosegue Testa, “può rendere l’idea, ma è certamente mio dovere provarci. È mio dovere denunciare che in una sezione con 16 celle sono presenti 55 detenuti, la maggior parte stipati in quattro per cella. I soffitti sono umidi, le pareti scrostate, le celle in condizioni igieniche precarie. Inoltre, nella maggior parte delle celle sono presenti pochissimi stipetti per riporre gli oggetti personali”. I detenuti, denuncia ancora la Garante, per non buttare i vestiti per terra “costruiscono piccoli arredi con il cartone. In alcune celle non ci sono i termosifoni, e mancano alcune porte nei bagni. Per cui chi vive in quegli spazi è costretto a subire odori e umiliazioni”. Per finire, “in questa visita surreale, abbiamo incontrato un ragazzo di 20 anni che non mangia dal 14 febbraio e che ha perso oltre 15 chili. La sua condizione fisica e mentale non è trascurabile. È costantemente monitorato, va riconosciuto, ma non intende alimentarsi”.