Carbonia, Casa dell’Anziano a rischio: sorte incerta per lavoratori e pensionati

La Casa dell’Anziano Maria Immacolata di Carbonia a fine mese potrebbe davvero chiudere i battenti. Rischiano il posto di lavoro 15 lavoratori. Ma soprattutto i 18 anziani ospiti che potrebbero essere trasferiti in altre strutture a loro totalmente sconosciute. E così un’altra casa di riposo è vittima, dopo la Casa Serena di Iglesias, di problemi economici e cattiva burocrazia.

La vicenda. Nel 2012 la cooperativa sociale CAM (Casa Antonia Mesina) di Iglesias rileva la gestione della casa di riposo, in capo alla Curia, che già da allora rischiava la chiusura per motivi economici. I responsabili della casa dichiararono che le rette degli ospiti non erano sufficienti a coprire le spese di gestione. Daniela Fonnesu, presidente della CAM, spiega: “La cooperativa non ha ereditato solo una casa di riposo in odore di fallimento. L’edificio che la ospita, di proprietà di AREA, l’Agenzia Regionale per l’Edilizia Abitativa, negli anni è stato oggetto di numerose modifiche strutturali, non completamente autorizzate, che ne hanno alterato l’estetica. Non solo. Con l’entrata in vigore della legge n.23 del 2005 la Regione e l’allora assessore alla sanità Nerina Dirindin hanno ridefinito il sistema dei servizi alla persona che imponeva, fra le altre cose, anche adeguamenti strutturali nelle case di riposo che, in questo caso, non sono stati mai realizzati. Fra l’altro i termini che sono stati accordati per la messa a norma della struttura non tengono certo conto dei tempi burocratici e operativi per realizzare le opere. Le ristrutturazioni e adeguamenti architettonici richiesti dal Comune sono di competenza di AREA, in quanto proprietaria dell’edificio: noi siamo responsabili delle manutenzioni ordinarie ma non possiamo accollarci oneri che non ci competono, che fra l’altro non sono di poco conto, dato che superano il mezzo milione di euro. Siamo già dovuti intervenire a nostre spese, in questi anni, diverse volte, in situazioni di emergenza perché il padrone di casa non si è assunto le proprie responsabilità”.
Il Comune di Carbonia, dal canto suo, pretende il rispetto delle norme urbanistiche e architettoniche e chiede, legittimamente, la messa a norma della struttura. Ancor di più in virtù della specifica destinazione d’uso della struttura. A complicare ulteriormente la situazione c’è l’intervento della Soprintendenza Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici e Culturali di Cagliari e Oristano che deve supervisionare, e autorizzare, ogni intervento edilizio. Questo perché l’edificio, come gli altri adiacenti, rientra nel così detto Centro Matrice, ossia immobili soggetti a tutela paesaggistica.
La prima cittadina di Carbonia Paola Massidda dichiara di trovarsi in grande difficoltà: “Mi rendo conto dell’importanza sociale che riveste questa casa di riposo, che fra l’altro è una casa storica per Carbonia. Ma le norme e le leggi devono essere rispettate. Abbiamo coinvolto anche il Prefetto di Cagliari con la quale abbiamo concordato un cronoprogramma che purtroppo non è stato rispettato. Da parte dell’amministrazione c’è comunque tutta la disponibilità a trovare una soluzione. Ma ognuno deve fare la propria parte. La scadenza imposta davanti al Prefetto del 31 ottobre, in assenza di sostanziali impegni, non può essere rinviata ulteriormente”.
Il Comitato del Nonno. I familiari degli ospiti si sono costituiti nel “Comitato del Nonno” ed hanno avviato una serie di iniziative benefiche per raccogliere un contributo per le spese di ristrutturazione della casa e dei giardini. Patrizia Drò, del Comitato, parla apertamente di situazione scandalosa: ”Abbiamo chiesto aiuto a tutti, perfino al Vescovo di Iglesias. Questa è una situazione che si trascina da anni. Dal canto nostro non possiamo accettare che i nostri cari vengano trattati come dei pacchi e strappati a quella che ormai considerano la loro casa. Per loro sarebbe un trauma troppo forte. Fra questi anziani, di cui molti ultranovantenni, ce ne sono alcuni che hanno visto la nascita della città. Sono una memoria storica vivente. Gli è dovuto il massimo rispetto”. E poi l’affondo: “Le norme urbanistiche? Mi chiedo come sia stato possibile ristrutturare gli altri immobili, uguali a questo, dove oggi c’è, ad esempio, la Provincia di Carbonia Iglesias, oppure quella dove sono alloggiati perfino uffici comunali e Polizia Locale. Questa è una struttura che, per le sue dimensioni, potrebbe accogliere anche altri tipi di attività, legate sempre al sociale, se ci fosse la volontà. Forse occorre solo un po’ più di collaborazione fra tutte le parti interessate, per salvaguardare un bene identitario della nostra città e accompagnare serenamente i nostri nonni negli ultimi anni della loro vita”.

Mancano pochi giorni al 31 ottobre, termine ultimo della proroga concessa dall’amministrazione comunale per l’adeguamento dell’immobile: se non interverranno soluzioni, anche provvisorie, il sindaco di Carbonia dovrà emettere un ordinanza di sgombero della casa di riposo. Un epilogo che i familiari del Comitato del Nonno non intendono accettare.
La storia. La Casa dell’Anziano Maria Immacolata di Carbonia è una casa di riposo in funzione da molti anni. È stata realizzata in una di quelle strutture che, al tempo della costruzione della città, sul finire degli anni ‘30 furono alberghi per i minatori scapoli. Tutti gli immobili potevano ospitare fino a 150 minatori in camere da 6 posti. E ognuna aveva un nome che richiamava le campagne belliche dell’Italia fascista in Etiopia: Gondar, Axum, Arar, Neghelli, Macallè, Addis Abeba, Mogadiscio, Gimma, Dessiè, Quoram. La Casa dell’Anziano era l’albergo “Scirè”. L’albergo di Via Umbria, ultimato nel 1941, ospitò invece il primo ospedale provvisorio della città. Negli altri ex alberghi operai oggi trovano posto sedi sindacali, scuole, uffici comunali e altre attività. Altri ancora, invece, sono stati acquistati da privati.
Carlo Martinelli

(Foto d’archivio)

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