Caporalato in 5 aziende agricole dell’Oristanese: sequestrati beni per 2,4 milioni

Avrebbero assunto a tempo determinato centinaia di operai italiani e stranieri pagandoli cifre bassissime, sfruttandoli e facendoli lavorare sempre in situazione di soggezione e debolezza. Lo hanno scoperto i militari della Guardia di Finanza di Oristano al lavoro su un’ampia attività mirata a frenare il fenomeno del caporalato. Per cinque aziende agricole dell’Oristanese è scattato il sequestro di beni per oltre 2,4 milioni di euro. Quattro le persone denunciate per “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, una coop e un’azienda sottoposte a controllo giudiziario.

Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, le cinque aziende dal gennaio 2017 a ottobre 2019 “hanno sfruttato in modo grave, protratto e sistematico, un significativo numero di operai assunti a tempo determinato, corrispondendo retribuzioni palesemente sproporzionate rispetto alle prestazioni richieste – spiegano le Fiamme gialle – . Le indagini hanno fatto emergere un sistema stabile e organizzato volto allo sfruttamento dei lavoratori dipendenti in condizioni di debolezza e soggezione”.

Oltre 6mila le buste paga controllate, sentiti centinaia di dipendenti, molti dei quali hanno confermato di aver accettato di essere sfruttati perché in condizioni di difficoltà economica. Più grave la situazione relativa agli operai extracomunitari: “L’accettazione di tali condizioni vessatorie è stata determinata anche dalla necessità di ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno”, precisano dalla Guardia di finanza. Gli accertamenti delle Fiamme gialle sono stati portati a termine con la collaborazione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Oristano.

Al termine delle indagini è stata presentata una dettagliata relazione in Procura e il Gip di Oristano ha disposto il sequestro, per equivalente, di 2,4 milioni di euro di beni. Ma non solo. Ha anche disposto anche il controllo giudiziario, con un amministratore giudiziario, di una cooperativa e di un’azienda agricola per impedire da un lato la reiterazione del reato e dall’altro la prosecuzione dell’attività, salvaguardando l’occupazione.

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