Pescherecci ancora in mare per la terza settimana di protesta davanti al poligono militare di Capo Frasca per bloccare le esercitazioni. I pescatori delle marinerie di Oristano stanno presidiando anche oggi le aree interdette alla navigazione e la situazione si fa sempre più critica visto che la mobilitazione si sta protraendo, ma l’intenzione è quella di andare avanti ad oltranza con il cordone delle barche in mare e il sit-in ai cancelli della base. “Attendiamo ancora un segnale da Roma – osserva Franco Zucca del Consorzio dei pescatori di Marceddì – e speriamo che nelle prossime 24 ore possa essere convocato il tavolo tecnico annunciato dal ministero della Difesa”.
Il segnale però non arriva. “Non c’è ancora una data per l’incontro annunciato con Palazzo Chigi e Mef e sarebbe opportuno che il governo inserisca, come promesso, il caso Capo Frasca tra le priorità”. Lo riferisce il deputato sardo del Centro democratico Roberto Capelli, in pressing con altri parlamentari isolani per ottenere lo sblocco degli indennizzi ai pescatori della marineria dell’oristanese per il fermo legato alle esercitazioni militari. Assieme ai risarcimenti, viene chiesta anche una diversa perimetrazione delle aree interdette. “La Difesa – conferma Capelli, reduce da una missione in Sardegna con la commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito durante la quale è stato raccolto l’appello dei pescatori – dovrà rivedere i vincoli riguardanti i limiti di accesso e transito del tratto di mare e riformulare il calendario secondo i criteri già seguiti per le altri basi militari, definendo i giorni di interdizione dell’area marina prospiciente il poligono e non, come avviene adesso, i giorni in cui può avvenire il transito rispetto a un divieto permanente”.