È boom di coltivazioni di cannabis light in Sardegna. Secondo una analisi svolta dal Centro studi agricoli, gli ettari di terreno coltivati con la cannabis nell’Isola sono passati dai 400 del 2019 ai 1.300 del 2021. Coltivazioni che hanno più sbocchi sul mercato: dal comparto alimentare con farine, olio e semi, si passa all’uso della fibra in bioplastiche ed edilizia, per quegli usi consentiti, per poi arrivare alle Biomasse da estrazione e la produzione delle infiorescenze e delle foglie della cosiddetta cannabis light.
“Oggi sulla cannabis, esiste in Italia e in Sardegna un vuoto o meglio un grigio normativo, che lascia alle più svariate interpretazioni gli organi di vigilanza – spiega Tore Piana, presidente del Csa -. Per le aziende agricole è impossibile ottenere le autorizzazioni alla produzione dei sottoprodotti destinati in gran parte all’industria farmaceutica e cosmetica. Così l’intero mercato si sposta all’estero per le produzioni da estrazione, pratica non consentita in Italia, se non a pochissime aziende dietro autorizzazione del ministero della Sanità. Questa situazione sta portando a esporre i coltivatori sardi a fortissimi rischi di denunce e sequestri delle piantagioni, nella totale indifferenza della politica regionale”. “Servono norme chiare e – aggiunge – serve che la Regione attraverso l’Agenzia Laore promuova una concreta e capillare azione di consulenza per spiegare nei dettagli la situazione del quadro legislativo attuale. Così come è necessario che la Regione promuova un tavolo di concertazione con forze di polizia, magistratura e organizzazioni di categoria per analizzare la situazione e stabilire un percorso condiviso, anche a sanatoria della situazione esistente”.