A Trieste si stanno celebrando i cento anni dalla Grande guerra. Sul fronte c’era anche Efisio Atzori, l’alpino di Cagliari caduto in combattimento sul massiccio del Pasubio, in Trentino Alto Adige, il 10 settembre 1916. Il sogno di Atzori era fare l’ufficiale dei granatieri, ma gli mancava un centimetro e scelse di arruolarsi nell’Esercito, nelle truppe da montagna. La sua storia è diventata un libro pubblicato dalla Cuec nel 2002 e frutto di una collaborazione tra la nipote José e lo storico Gian Giacomo Ortu. Perché Atzori, dal fronte, scriveva alla famiglia ogni giorno. Una lettera o una cartolina, ciò che ha fatto di lui un alpino-cronista.
Atzori era partito da Cagliari il 23 novembre 1915, trovando poi la morte nemmeno un anno più tardi. Era preciso nel racconto dei combattimenti, al freddo e sotto la neve. Il 3 agosto 1916 passò di grado, con la nomina a sottotenente, dopo aver ricevuto un encomio. Nelle lettere che inviava a casa, scrisse anche la motivazione di quel riconoscimento ricevuto. “Sotto l’infuriare della tormenta e del fuoco nemico condusse il proprio plotone con ordine e disciplina sotto le posizioni nemiche. Giunto a distanza d’assalto primo fra tutti al grido di ‘Savoia’, piombò sulle posizioni avversarie”. Atzori (nella foto a destra) ha ricevuto la medaglia d’argento al valor militare alla memoria.