Università Cagliari, raddoppiano le tasse. Il rettore contesta la Regione

Aumenta del doppio la tassa regionale per il diritto allo studio: dai 62 euro dell’anno accademico 2013/2014 si passerà a 140 euro. Lo afferma UniCa.20 che precisa la tassa annuale verrà versata in una sola tranche per chi, nella dichiarazione dei redditi, dichiara un reddito totale superiore ai 25 mila euro. Il ricavato verrà interamente erogato per le borse di studio.

“A fronte di un finanziamento nazionale e regionale sempre più esiguo – si legge in un comunicato – è sugli studenti e le loro famiglie che continua a gravare il costo per vedere garantita l’istruzione universitaria ed il diritto allo studio”. UniCa2.0 non condivide la linea politica adottata dalla Giunta Regionale, che dimostra così “scarso interesse” per il diritto allo studio.

“E’ la Regione Sardegna – sottolinea – che deve impegnarsi e investire per il diritto allo studio, al fine di garantire a tutti gli studenti idonei di godere della borsa di studio. Non possono essere i colleghi, pagando tasse sempre più alte, a dover sopperire alle inadempienze statali e regionali verso diritti costituzionali, né può passare il messaggio che tale azione sia da considerarsi come intervento in favore del diritto allo studio”.

Unica2.0 definisce “inappropriati” modi e tempi che hanno portato all’aumento della tassa. “Sarebbe stato opportuno – osserva – informare o provvedere all’aumento della tassa a inizio anno accademico e non ad inizio 2015. Con un tale ritardo inoltre non sarà possibile rendere questa tassa proporzionale al reddito – in tre fasce, come recita la normativa nazionale – né rateizzarne il pagamento”.

Inoltre è “incoerente l’atto che portato la Regione Sardegna ad adeguare, sullo standard nazionale, l’importo delle tasse pagate dagli studenti, senza però provvedere a rendere conformi allo standard nazionale anche le borse di studio che vengono erogate dall’Ente Regionale per il diritto allo studio. Queste infatti sono di quasi 2 mila euro, inferiori all’importo nazionale stabilito dal DM n.553 del 14/07/2014”.

In mattinata non tarda a farsi sentire la versione di Claudia Firino, assessore regionale alla pubblica istruzione: “L’adeguamento della tassa regionale per il diritto allo studio universitario non è una scelta della Giunta regionale, ma un obbligo di legge a cui la Sardegna provvede per ultima, con un ritardo di oltre due anni”.

“Fino all’ultimo abbiamo lavorato per riuscire ad ottenere una deroga che, per ragioni di equità nazionale, ci è stata infine negata – afferma l’assessore – Con i rappresentanti degli studenti abbiamo fatto un ragionamento serio, fin dall’inizio dell’anno accademico, quando abbiamo aumentato i fondi destinati alle borse di studio di 2 milioni, testimoniando così la discontinuità rispetto al passato e l’attenzione di questa Giunta verso il diritto allo studio. In linea con le azioni già intraprese, ricordando che la Sardegna mantiene comunque le tasse universitarie più basse d’Italia e che i maggiori introiti delle tasse finanzieranno all’incirca nuove 600 borse di studio ERSU, prevediamo di rafforzare, nella Finanziaria, il sistema degli esoneri, già molto più ampio rispetto a quello vigente in sede nazionale. Ai 5200 studenti esonerati dal pagamento in quanto idonei a beneficiare di borsa di studio, si aggiungono oltre 6 mila studenti esonerati in ragione del reddito, inferiore a 25.000 euro lordi. È nostra intenzione elevare la soglia minima del reddito così da ampliare il diritto allo studio a un’ulteriore fascia di studenti”, conclude Firino.

L’Università di Cagliari contesta la decisione della Giunta regionale di aumentare la tassa regionale per il diritto allo studio. Dura la presa di posizione del Rettore Giovanni Melis. “Non comprendiamo come mai sia stata presa questa decisione senza prima consultare l’Università – spiega in una nota -. Si tratta poi di un aumento deciso ad anno accademico in corso, che dunque ricade sulle spalle di famiglie che hanno deciso di iscrivere i propri figli sapendo che l’importo di questa tassa ammontava alla metà”. Una scelta che, secondo l’ateneo del capoluogo, non va di pari passo con l’esigenza di dare una mano ai “figli della crisi”. “L’applicazione dell’aumento – continua Melis – era stata sospesa dalla precedente Giunta in attesa di chiarimenti da parte del Ministero, ma soprattutto concordando con noi sulla necessità di non aumentare le tasse in un momento di seria difficoltà economica per la Sardegna. Infine, è una mossa che non aiuta lo sforzo che, come Ateneo, stiamo facendo con nostri fondi per consentire l’accesso agli studi universitari agli studenti meno abbienti, come i figli di cassintegrati, lavoratori in mobilità e di chi improvvisamente ha perso il lavoro”.

Si unisce al coro dei contrari pure qualche esponente dell’opposizione in Consiglio regionale. “Per l’assessore Firino l’aumento delle tasse per il diritto allo studio è una scelta obbligata, mentre per il rettore dell’Università di Cagliari è una decisione incomprensibile. Chi ha ragione?”. Lo domanda Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, commentando l’aumento da 62 a 140 euro del balzello regionale per gli studenti universitari. “Tra vedere e non vedere – prosegue Pittalis – la Giunta Pigliaru opta per l’aumento e, dopo aver colpito le imprese con l’incremento dell’Irap previsto in Finanziaria, prende di mira gli studenti e le loro famiglie”.

Ancora una replica dell’assessore Firino. “Nessun attacco al diritto allo studio e tanto meno agli studenti”. Replica ancora l’assessore regionale della Pubblica istruzione, Claudia Firino, in merito alle polemiche sull’aumento delle tasse universitarie. “Il provvedimento raggiunge invece una maggiore equità – spiega Firino – risolvendosi in un aggravio di 78 euro annui a carico degli studenti con redditi più alti, che finanzieranno oltre 600 borse di studio a favore di coloro che ne hanno più bisogno poiché il tetto delle esenzioni, che sarà ulteriormente esteso, è già molto ampio. Il Rettore Giovanni Melis, messo da me personalmente a conoscenza della situazione in ripetute interlocuzioni, queste cose dovrebbe conoscerle bene. Voglio da ultimo precisare, perché non passi il sarcasmo di chi alle spalle dei sardi ha sparato davvero, soprattutto in tema di istruzione, con la precedente maggioranza, che la protratta inadempienza della Regione Sardegna, unica in tutta Italia, comportava il rischio concreto del ricorso da parte delle altre regioni a cui avremmo dovuto pagare anche gli arretrati per il mancato recepimento di una norma nazionale. I tentativi dell’amministrazione regionale per ulteriori proroghe non sono mancati – conclude l’assessore – ma non c’erano dunque più spazi di manovra, rischiando di risolversi in un boomerang”.

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