Cagliari, il comitato Difendiamo il Microcitemico: “Troppi disservizi”

Medici e infermieri insufficienti; il macchinario per la Tac promesso e mai arrivato; lavori iniziati e non conclusi“. Il comitato “Difendiamo il Microcitemico” ha lanciato oggi l’allarme nel corso di una conferenza nella quale sono stati messi in evidenza i problemi dell’ospedale cagliaritan,o nato nell’81 per studiare e curare la più diffusa malattia genetica presente in Sardegna, la talassemia. Ma nel corso degli anni la struttura è diventata un polo di riferimento nazionale per l’oncoematologia pediatrica (leucemie, linfomi e altri tumori infantili), per la diagnosi prenatale e l’infertilità. “Tuttavia – hanno spiegato dal Comitato – i pazienti storici del Microcitemico, cioè i talassemici, sono penalizzati per via di una riorganizzazione dei servizi”.

Tutto ruota intorno alla nuova politica gestionale della Asl 8 che ha deciso di trasformare il Microcitemico nel polo pediatrico principale della Sardegna, “accogliendo i reparti dell’ex clinica Macciotta. Di per sé una scelta eccellente, ma il risultato è che questo allargamento sta comportando disservizi intanto nella cura e nell’assistenza della talassemia“. Del Comitato fanno infatti parte le associazioni di settore Thalassa Azione Onlus, Thalassemici sardi onlus, L’Altra Cicogna. Asgop, Abos, Astafos e Cometa Sardegna.

“Non è accettabile – va avanti la protesta – che medici e infermieri siano costretti a doppi turni, aumentando così il rischio di errori dovuti a stanchezza o stress. Inoltre, è opportuno che venga riconosciuto e mantenuto dentro il reparto il ruolo degli operatori pediatrici che sono stati formati e lavorano al suo interno”. Levata di scudi anche contro contro “la mancanza di servizi essenziali: al Microcitemico non c’è la Tac, promessa da molto tempo, e non è stato ancora realizzato il trasferimento del reparto di Chirurgia pediatrica con un servizio di anestesiologia e rianimazione”. C’è poi il problema dei “locali non ultimati: si verificano continui disagi per i lavori iniziati e mai conclusi, e si tratta di spazi sottratti alla degenza dei bambini. Legato a questo “si registra la mancanza di rispetto delle condizioni cliniche e del dolore: denunciamo – conclude il Comitato – i rischio che corrono i bambini costretti a muoversi fra lavori in corso, cantieri aperti, ascensori promiscui, quando invece hanno bisogno di locali protetti”. Infine: “Non esistono percorsi preferenziali per i bambini che lasciano il reparto in barella per il trasporto in altri ospedali, né percorsi riservati per quelle famiglie i cui bambini vengono a mancare all’interno del reparto: le salme, per raggiungere l’obitorio, passano dall’atrio principale e davanti al punto ristoro”.

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