Questa mattina il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, a Cagliari per l’apertura dell’anno giudiziario ha sorpreso magistrati e avvocati. Per il Guardasigilli: “Lo stato della giustizia in Italia è abbastanza complesso, ma la Sardegna è la regione che va meglio. Qui ci sono delle risposte pronte ed importanti, penso che la Sardegna possa essere serena”. Secondo il ministro, la situazione positiva della giustizia in Sardegna è anche dovuta ad un buon sistema carcerario. “Stiamo completando adesso Cagliari – ha detto Cancellieri – e questo comporterà una situazione positiva. Direi che è la regione che ha meno problemi sotto il profilo carcerario”. Il ministro ha poi risposto ad una domanda sulla protesta degli avvocati. “Il problema è molto complesso – ha sottolineato – da parte mia c’è la massima attenzione e la massima disponibilità al dialogo, penso che insieme troveremo ciò che ci unisce e andremo avanti nel lavoro”. Ha ricordato, poi, le vittime dall’alluvione “che ha colpito duramente questa splendida terra” e tracciato un bilancio del 2013.
I numeri. Carenze d’organico e tagli non frenano il miglioramento del funzionamento della macchina giudiziaria sarda, anche se permangono criticità causate del gran numero di contenziosi e dalla durata dei processi, soprattutto in ambito civile. Nel settore penale i Tribunali dell’isola hanno definito 39.857 procedimenti contro i 39.115 iscritti, 31.072 lo scorso anno. Definiti anche 2.591 appelli a fronte di 2.162 iscrizioni, riducendo la pendenza finale a 3.337 procedimenti (3.612 finali lo scorso anno, -7,6%). Tutto questo nonostante le carenze strutturali negli organici ed il recente accorpamento di tribunali minori. Sono i risultati positivi evidenziati dal presidente della Corte d’Appello di Cagliari, Grazia Corradini, nella sua relazione di apertura dell’anno giudiziario, davanti al ministro Annamaria Cancellieri.
“Critica, ma non allarmante la situazione della criminalità in Sardegna – ha detto il presidente – sono sopravvenuti 1.618 reati contro la pubblica amministrazione, 14 corruzioni, 11 frodi comunitarie, 91 peculati e 18 concussioni. Quattro associazioni di tipo mafioso, 31 omicidi volontari, di cui uno con vittima donna, 184 omicidi o lesioni gravi colpose, 100 reati di pedofilia, 642 delitti di stalking, 28.575 reati contro il patrimonio”. Note positive, dunque, arrivano dal trend ormai da qualche anno avviato dai tribunali sardi: ridotte le pendenze dei procedimenti civili, gli uffici giudiziari stanno anche sfoltendo le cause di vecchia data che si erano accumulate, specie nei tribunali periferici, tipo quelli del Sulcis, che sono stati ora accorpati a Cagliari. Proprio nel capoluogo sono stati definiti 15.304 procedimenti contro i 16.128 nuovi iscritti, con un saldo finale di 20.890 fascicoli. Lo scorso anno i finali erano stati 18.395, con una variazione del 13,6%. Anche a Sassari, poi, la percentuale è di un incremento dei procedimenti pendenti dell’8,6% (10.225 finali contro i 9.411 dello scorso anno). Anche qui, a pesare sono soprattutto le nuove cause immesse a ruolo. Emergenze d’organico della cancelleria per i tribunali di sorveglianza. “In vista dei nuovi compiti e della prossima apertura del carcere di Uta – ha riferito il presidente Corradini – destinato a sostituire Buoncammino, appare indispensabile aumentare l’organico dei magistrati e del personale amministrativo del tribunale di sorveglianza”. Sul fronte delle cause civili, poi, nel distretto della Corte d’appello della Sardegna sono stati iscritti nell’ultimo anno 49.857 procedimenti, definiti 52.578, mentre quelli che pendono sono ancora 76.964. Un miglioramento del 3% rispetto ai 79.320 dello scorso anno. Un monito ai magistrati a non ricercare i riflettori è invece stato fatto dal Procuratore generale, Ettore Angioni, il quale ha anche annunciato che questo sarà il suo ultimo anno in magistratura: “raggiunto il record di permanenza potrei deporre la toga”.
Ma soprattutto chiarisce la posizione del governo sulla ventilata riapertura del carcere dell’Asinara: “Mai pensato alla riapertura del carcere dell’Asinara, si è fatta cattiva informazione, e si è confuso l’Asinara con Pianosa”.
I problemi della giustizia italiana. “L’anno 2013 ha visto il Ministero della Giustizia impegnato a fondo su alcuni temi fondamentali – ha detto Cancellieri -. Gli obiettivi dell’azione del Ministero hanno riguardato innanzitutto i due aspetti del contenimento dei tempi della giustizia e del miglioramento della condizione carceraria. Quanto al primo aspetto ho individuato due linee prioritarie di intervento, la riorganizzazione e razionalizzazione del servizio giudiziario e lo smaltimento dell’arrestato soprattutto del settore civile. Sul piano organizzativo l’intervento più importante ha riguardato l’avvio della nuova geografia giudiziaria, indispensabile per distribuire più razionalmente le poche risorse disponibili ed eliminare le inefficienze”, ha concluso il ministro della Giustizia.
Lotta alla criminalità organizzata. “Nella lotta alla criminalità organizzata intendo dare impulso a un sempre maggiore utilizzo degli strumenti di cooperazione giudiziaria e delle misure di prevenzione patrimoniali utilizzando i lavori dell’apposita Commissione di studio già istituita presso il ministero”. E ancora: “Un particolare impegno è stato profuso nel settore penitenziario – ha sottolineato – al fine di riportare il nostro paese all’interno di parametri rispettosi degli standard richiesti dall’Unione Europea e dalla Corte di Giustizia“. Proprio su questo fronte il ministro ha ricordato l’intervento varato dal Consiglio dei ministri poco prima di Natale, con l’ampliamento delle misure alternative al carcere e il rafforzamento della tutela dei diritti delle persone detenute. “Ritengo un passo importante l’aver introdotto meccanismi di tutela giurisdizionale sollecitati in molte occasioni dalla Corte Costituzionale – ha detto Cancellieri -. Allo stesso modo la figura del Garante nazionale costituisce un ulteriore elemento di attenzione alle condizioni delle persone private della libertà. Il quadro è complesso ma possono registrarsi risultati sia sul piano della riduzione complessiva del numero dei detenuti, sia su quello relativo alla riduzione del numero delle persone in custodia cautelare. I detenuti presenti in carcere alla data del 21 gennaio – ha concluso – sono 61.619, a fronte dei quasi 70 mila raggiunti nel 2010, mentre i detenuti in custodia cautelare sono circa settemila in meno rispetto a tre anni fa”. (ANSA)